Fratelli d’Italia vittima del piccolo cabotaggio di provincia. Tante grane

VARESEDopo l’uragano Meloni, perché tale è stata per gli altri partiti la rapidissima ascesa di Giorgia e i “suoi” Fratelli, ora che il livello dell’audience resta altissimo e promette di salire ancora, il rischio concreto è l’effetto “Arca di Noè”. Ovvero: zero o poca selezione all’ingresso e un tacito “venghino lor signori venghino”, perché i voti sono come la pecunia: non olet.

Il fenomeno dell’ingrasso

Insomma, nulla di nuovo poiché il fenomeno dell’ingrasso è una dinamica vista e rivista sotto altri campanili politici che sono rapidamente cresciuti e in maniera altrettanto fulminea sono tornati al punto di partenza con una veloce diaspora. Con una differenza: in Fratelli d’Italia i “casini” – nazionali, regionali e locali – si sono succeduti come perle infilate in una collana. Malpensa24 si occupa di quelle locali.

Perle che da oltre un anno vengono dispensate da Varese a Busto Arsizio, avvelenando il partito che invece dovrebbe vivere il momento come si fa con la propria sposa in viaggio di nozze. La sensazione è che a lungo andare i problemi, i dissidi, i nostalgici saluti a braccio teso, i paesaggi montani-hitleriani, al primo grande momento di difficoltà di Giorgia si trasformeranno nella classica valanga che “tira giù” l’intero versante della montagna.

In Fratelli d’Italia della Provincia di Varese l’unica cosa rimasta calma sono le acque del Lago Maggiore a Luino, dove il commissario provinciale (e deputato) Andrea Pellicini abita e “si rifugia” per cercare di vedere “da lontano” i pasticci che i Fratelli gli combinano a ogni angolo del territorio. E questo lasciar ribollire più che intervenire di volta in volta indispettisce la base.

Una perla dietro l’altra

Non c’è un angolo tranquillo. A partire da Busto dove Fratelli d’Italia esprime pure il primo cittadino. Un sindaco forte, anzi, più forte del partito (si vadano a vedere le percentuali di voto), ma spesso in difficoltà quando deve usare diplomazia e arte politica. E con un’ala nostalgica – più per il proprio passato che per le gesta recenti – ritenuta ingombrante da una parte (non minoritaria) del partito provinciale. Non dal sindaco Antonelli, il quale si però ritrova a dover gestire l’ultima perla, il paesaggio montano-hitleriano pubblicato da Francesco Attolini, presidente di un’Agesp e tra i fondatori del circolo cittadino. E prima di questa c’è pure la querelle Rogora, “fratellino irriverente e scalpitante” al punto da “ledere” il nome di sua maestà con un appellativo poco istituzionale in un messaggio e promettere – racconta qualcuno – battaglia.

Uscite scomposte che si vanno ad aggiungere al caso Lattuada. Dopo le ultime pesanti critiche nei confronti della linea del Partito e una presa di posizione che assomigliava a un “prendo cappello (sarà sicuramente un fez, ndr) e saluto tutti”, non si è saputo più nulla. Lo storico esponente bustocco della destra è ancora un Fratello, se ne è andato o è stato lasciato a bagnomaria per evitare plateali scissioni? Boh.

Chi entra fa casino

Veniamo all’ingrasso. Anzi, all’ingresso. Con il nuovo sistema di tesseramento online, sul territorio si fa persino fatica a capire chi sono i nuovi iscritti. Ma più del numero record di tessere fanno parlare e dividono gli ingressi singoli. Fu così per Emanuele Antonelli quando prese la tessera per incassare il secondo mandato. Stesso discorso per Luigi Zocchi, prima indipendente ma poi Fratello per beneficiare di un posto in pole sul lanciatissimo “taxi meloniano” che, infatti, l’ha portato da Varese (dove non sono mancati screzi) al Pirellone. Stesso discorso per Max Rogora a Busto e, la notizia è proprio di questi giorni, per Marco Colombo, sindaco di Daverio, civico (e prima ancora leghista, sostenitore di Ambrosoli candidato sindaco in Regione nel 2013 per il centrosinistra) ma fresco tesserato Fdi con ambizione europea.

Ingresso a sorpresa e accoglienza caldissima, raccontano i Fratelli. Il sindaco di Daverio, infatti, ha subito suscitato le ire di chi c’era prima e che giustamente ha posto una domanda tanto semplice quanto comprensibile: «Se il primo che entra avanza pretese sulle candidature, noi che ci stiamo a fare nel partito?». Oltre al fatto che ha messo in discussione la posizione all’opposizione di Fratelli d’Italia in Provincia. Cioè, il Marco Colombo di Daverio sostiene Magrini e ha due consiglieri in maggioranza con Eupolis; il Marco Colombo presidente del consiglio di Gallarate è consigliere di opposizione. Insomma, due Fratelli agli antipodi a Villa Recalcati. Ennesimo problema.

C’è chi davanti alle tante grane fa spallucce e liquida tutto come “tipici problemi di crescita”. Vero è che nella politica al tempo dei social si fa prima a schizzare al 30 e passa per cento che a organizzare e far crescere una classe dirigente capace di governare dinamiche interne sempre più schizofreniche. E forse l’unica ad essersi accorta del concreto pericolo è proprio Giorgia Meloni. Alla quale però non le si può chiedere di occuparsi anche delle “mine” innescate dai vari Attolini, Rogora e Marco Colombo.

Fratelli italia meloni – MALPENSA24