Ospedale unico, Forza Italia si metta d’accordo con sé stessa

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Gli attuali nosocomi di Busto Arsizio e Gallarate

Le due questioni che tengono sulla corda la politica nel Basso Varesotto sono lo stato comatoso di Accam, società partecipata da 27 Comuni, e la realizzazione dell’ospedale unico tra Busto Arsizio e Gallarate. Non proprio faccende da prendere alla leggera, caso mai da affrontare con determinazione e, soprattutto, competenza. Il punto è proprio questo: alla determinazione si sostituisce la confusione delle idee; in quanto alla competenza, senza voler generalizzare, è meglio lasciar perdere. Il risultato è che l’opinione pubblica finisce per non capire più niente, in scia al fatto che i primi a capirci una mazza sono proprio coloro i quali sono chiamati a decidere, nell’auspicabile consapevolezza, quanto meno percepita, che le loro scelte avranno conseguenze sulla collettività, non solo di natura economica ma anche di qualità della vita, presente e futura.

Invece, cosa succede? Che chiunque si svegli al mattino con un tiramento spari la prima cosa che gli passa per la mente, contribuendo ad alimentare il ginepraio di posizioni su due problemi che, al contrario, richiedono ponderazione, doveroso confronto e, manco a dirlo, sintesi conclusiva. L’attuale bailamme denota l’assoluta mancanza di leadership e, parliamo a livello locale, di senso pratico, politico e di coerenza. Salvo cercare di tirare l’acqua al proprio mulino a seconda delle opportunità. E del campanile.

L’ultimo esempio di questa pratica destabilizzante è firmato Forza Italia di Gallarate. I berlusconiani sono stati i primi e più convinti fautori dell’ospedale in condominio, ne hanno fatto una bandiera e, a monte dello tsunami giudiziario di Mensa dei poveri, hanno sostenuto e spinto la macchina burocratica per agevolare l’intervento. Il quale è complesso, pieno di insidie, foriero di guai. Tant’è vero che il cantiere, quando aprirà, se aprirà, rischia di rimanere lì, ad andar bene, per un paio di lustri buoni buoni. Ma una volta presa la decisione, motivata dai benefici assistenziali e di cura che ne deriveranno, non si può dichiarare di essere contrari. Meglio, contrari senza esserlo. Apoteosi dell’ossimoro e del dilettantismo politico, come si evince dalla lunga nota diffusa ai giornali, oggetto di una mancata comunicazione al consiglio comunale e ora nuovo, sorprendente atteggiamento dei forzisti attorno all’ospedale unico e ai problemi della sanità locale. Al punto da accusare la passata amministrazione di centrosinistra di non essersi opposta all’accorpamento della Asst di Gallarate con Busto Arsizio. Accorpamento definito dalla Regione, guidata in quegli anni da Lega Nord e, guarda un po’, da Forza Italia. A cui compete anche oggi, con l’assessore Giulio Gallera, la gestione del Welafare.

La domanda sorge spontanea: che cosa è rimasto dei berlusconiani locali dopo il colpo di spugna della magistratura sulla vecchia dirigenza? Dove sono il commissario provinciale del partito, il suo esimio vice e il commissario della sezione? Di cosa discutono quando si ritrovano e qual è la linea che dettano ai forzisti che resistono, immuni da coinvolgimenti, dopo quanto è accaduto di penalmente rilevante? Scriviamo questo non per accelerare la fine di un partito moribondo nel Varesotto, ma per stimolare un minino di riflessione sulla necessità di una politica rigorosa e lucida a fronte del ruolo che Forza Italia può ancora avere a Gallarate e a Busto Arsizio, a condizione che ritrovi un minimo di identità, di coesione e di coraggio. Il dubbio è se ne è ancora capace.

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