Piazza stazione, il Comune di Gallarate vince al Tar. Ma deve pagare le spese legali

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GALLARATE – «Le censure sono tutte infondate. Il ricorso deve essere respinto». La Quarta Sezione del Tribunale amministrativo della Lombardia mette una pietra tombale sul ricorso degli ambientalisti contro il progetto di riqualificazione di piazza Giovanni XXIII. Già lo scorso febbraio il Tar aveva respinto l’istanza cautelare, dando così il via libera all’abbattimento degli alberi e alla realizzazione dell’opera (inaugurata lo scorso luglio), ma ora i giudici sono entrati nel merito. Dando ragione all’amministrazione comunale su tutta la linea. L’assessore al Bilancio, Corrado Canziani, non può però essere soddisfatto fino in fondo, perché il Comune dovrà comunque pagare la sua parte di spese legali: «Sarebbe auspicabile che non siano i cittadini gallaratesi a pagare gli avvocati del Comune ma chi ha causato immotivatamente questa spesa».

La sentenza

In effetti, tutti i quattordici motivi su cui si basava il ricorso degli ambientalisti sono stati smontati uno per uno. Per esempio il quarto: «I ricorrenti non hanno fornito elementi concreti da cui poter desumere il particolare pregio monumentale, storico, culturale, di maestosità o longevità degli alberi in questione, risalenti alla metà degli anni 60; di contro, come visto sopra, né la Commissione per il paesaggio né la Soprintendenza hanno attribuito un peculiare pregio agli alberi de quibus». Si legge ancora nella sentenza, pubblicata dal Tar lo scorso lunedì 3 gennaio: «Con riguardo all’ottavo motivo, la valutazione discrezionale operata dal Comune, culminata nella decisione di abbattere otto alberi, non può ritenersi irragionevole né viziata da travisamento; il Comune, del resto, ha uniformato le proprie scelte alle indicazioni della Commissione paesaggio e ha ottenuto la necessaria autorizzazione paesaggistica, la quale, a sua volta, risulta coerente con le prescrizioni vincolanti indicate dalla Soprintendenza». Cruciale anche il passaggio sul tredicesimo motivo che «muove dall’errato assunto secondo cui il progetto approvato comporterebbe l’abbattimento generalizzato degli alberi ma nella fattispecie si prevede che soltanto 8 piante su 31 siano abbattute e sostituite; le scelte operate dal Comune, peraltro, ricadono nell’ambito della discrezionalità amministrativa e i ricorrenti non hanno dimostrato che le stesse siano affette da manifesta irragionevolezza o macroscopici errori di fatto».

Le spese legali

E’ una vittoria su tutta la linea, ma il Tar ha comunque stabilito (come avviene di prassi) che le spese siano compensate tra le parti costituite. Sentito sulla vicenda, Canziani fa notare che la lettura delle motivazioni addotte dal Tar per giungere a tale sentenza «ha evidenziato l’incredibile pretestuosità delle supposte illegittimità addotte dai ricorrenti con un rigetto su tutti i fronti. E’ infatti peculiare  come tutte le quattordici motivazioni addotte siano state considerate prive di ogni valida ragione giuridica una dopo l’altra con specifica censura e pertanto siano state totalmente ritenute inammissibili dal Tribunale. Si è dimostrato un attacco all’amministrazione fallimentare su tutti i fronti pertanto sarebbe auspicabile che non siano i cittadini gallaratesi a pagare gli avvocati del comune ma chi ha causato immotivatamente questa spesa». Si tratta di Alessandro Guglielmo Aspesi, Annapaola Mazzucchelli, Anna Assunta Passoni, Laura Pastorelli, Olivia Pastorelli, Giorgio Rappo, Filiberto Zago, Elena Torri, Raffaella Filippini, Danilo Mazzuchelli e il Comitato spontaneo “Salviamo gli Alberi”, rappresentati e difesi dagli avvocati Valerio Cicchiello e Alessio Genito. 

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