Gelmini a Busto: «Il centrodestra? Non è più quello in cui eravamo io e Gigi»

BUSTO ARSIZIO – «Il centrodestra di oggi non ha niente a che vedere con quello in cui militavamo io, Gigi Farioli e Giusy Versace. Ormai è destra-destra. Noi siamo con Draghi». Spiega così la sua scelta per il Terzo Polo Azione-Italia Viva Mariastella Gelmini, ministro degli affari regionali, che fa tappa a Busto Arsizio per sostenere la sfida elettorale dei candidati del territorio, in primis quelli nei collegi di Camera e Senato, l’ex sindaco Gigi Farioli e la deputata uscente, eletta nel 2018 a Varese, Giusy Versace. Presenti anche i candidati Maria Chiara Gadda, Carlo Alberto Coletto, Angelo Leva e Guido Bonoldi. L’unico voto utile è quello al terzo polo – invoca Gelmini – per il Paese, per le riforme, per declinare il Pnrr».

L’intervista

Il ministro Gelmini ha incontrato a Busto una delegazione di Confcommercio Ascom, con cui si è discusso dell’attualità e in particolare della situazione del caro energia, sempre più drammatica per le piccole imprese. «Far cadere il governo Draghi, che era impegnato in Europa per raggiungere gli obiettivi di fissare un tetto al prezzo del gas e disallineare il prezzo dell’elettricità da quello del gas, non è stata una buona idea. La responsabilità è di Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle». E la ricetta di Azione-Italia Viva per Mariastella Gelmini è ideale in una terra di imprese come la provincia di Varese. «Il terzo polo è sempre più punto riferimento di un’Italia che rischia e che crea posti di lavoro. Che oggi chiede risposte. Non un azzardo, rosso o nero, ma serietà, competenza, sostenibilità, e una politica che non scassa i conti dello Stato. Non slogan accattivanti ma concretezza». Il metodo Draghi, che per il ministro ex forzista può continuare anche dopo il 25 settembre ad essere il riferimento per il governo del Paese: «Se abbiamo chiamato Draghi è perché le coalizioni di destra e sinistra non hanno funzionato e si sono infrante sotto il peso della responsabilità – sottolinea Gelmini – il no di Draghi? Risposta ovvia a una domanda inutile. Da servitore dello Stato non poteva dire che sostiene Calenda e Renzi. Ma se 18 mesi fa ha detto di sì perché non dovrebbe farlo ora, se la destra della Meloni non fosse autosufficiente?».

Gli ex azzurri

Con Gigi Farioli, il ministro Gelmini ritrova un pezzo di storia comune di Forza Italia. Partito da cui arrivano rivendicazioni sull’appartenenza di centro ma anche accuse di incoerenza. «Coerenza non è restare fermi, ma essere fermi rispetto a principi, valori e interessi complessivi – precisa Farioli – l’ideale liberale, europeo e garantista è stato svenduto. Noi siamo in una lista di cui andare fieri. Non abbiamo né travi, né ambiguità, né contraddizioni».

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