Giorgetti in missione da Draghi

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Mario Draghi e Giancarlo Giorgetti

di Massimo Lodi

Dietro il velo d’intermittenti sortite vetero-sovraniste, Giorgia Meloni cerca pezze d’appoggio in Europa a sostegno dei conti italiani. L’economia dà segnali positivi, il bilancio dello Stato meno. Da Bruxelles è arrivato un tris d’infrazioni a indicare lo scetticismo con cui si guarda a casa nostra e bisogna evitare il peggio: si sta avvicinando (1) il termine ultimo per l’approvazione del Mes, meccanismo utile a mettere in sicurezza Paesi che d’improvviso non lo fossero. E c’è da ottenere (2) migliori condizioni sul Patto di stabilità, che non tratta di grandezza delle vongole o lunghezza delle zucchine. Tratta dei confini d’una manovra economica dai quali non si può debordare.

Meloni ha affidato il compito della spinosa trattativa al ministro dell’Economia, subito orientatosi (diremo perché) verso l’autorevole sodale Mario Draghi. I due si conoscono da tempo, l’ex capo della Bce ed ex premier ha sempre manifestato apprezzamento a Giancarlo Giorgetti, e tutti sanno quanto il secondo ne rivolga al primo. Per dire: all’epoca in cui Draghi dimorava a Chigi, Giorgetti -titolare dello Sviluppo economico- ne fu il massimo sostenitore, avversando l’idea salviniana/berlusconiana/contiana di far cadere Marione. Il rapporto consolidatosi allora, viene oggi curiosamente buono alla presidente del Consiglio, che dell’esecutivo d’unità nazionale fu solitaria oppositrice.

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Massimo Lodi

La missione di Giorgetti -con giusta fama di “lenza”, essendo un laghée– è perorare la causa italiana più presso Draghi che presso Von der Leyen, presidente della Commissione Ue, in base al seguente status quo. Draghi riveste, su indicazione di frau Ursula, un ruolo collaborativo nel delineare l’orizzonte economico-finanziario dell’Unione: ha da sorvegliare il rispetto delle regole di competitività, ufficio solo all’apparenza di scarsa importanza. In realtà d’incisiva efficacia perché consente all’incaricato d’intavolare felpate discussioni con i portavoce degl’interessi nazionali proprio in merito a Mes e Patto di Stabilità.

Dunque Giorgetti parlerà a lui, se già non gli ha parlato, della richiesta italiana di maggior flessibilità sul rapporto deficit-pil. Obiettivo indispensabile al centrodestra per non presentarsi alle elezioni europee del giugno ’24 in debito di reputazione verso gli elettori. Immaginabile che Draghi non si limiti ad ascoltare il suo ex ministro, e invece s’adoperi a soddisfarne l’istanza. In cambio, se fra sette mesi il verdetto popolare sarà d’un certo segno, egli potrebbe/dovrebbe ricevere l’appoggio italiano a succedere alla Von der Leyen. Cui la Meloni ha ventilato il possibile ausilio conservatore a pro d’un suo bis. Ma in politica l’aria che tira cambia da un giorno all’altro, figuriamoci dalla fine dell’autunno (di questo autunno) all’inizio dell’estate (la prossima estate). Ia rivoluzione climatica riserva sorprese, e non ci sarà da stupirsi.

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