I Sinti di Gallarate, il Tar e le bollette da pagare

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Premessa: non abbiamo alcuna ostilità preconcetta nei confronti dei Sinti, etnia nomade che ha messo radici, e non da ieri, a Gallarate. Anzi, per certi aspetti ci sono pure simpatici, anche se cercano sempre di rigirare le situazioni a loro vantaggio. E spesso ci riescono. Al loro fianco si schierano addirittura i giudici del Tribunale amministrativo regionale (Tar) che impone al Comune di fornire ai Sinti riaccampati dalle parti di via Lazzaretto, da dove erano stati fatti sloggiare a suo tempo, acqua, corrente elettrica, gas. Giusto? Probabilmente sì, a dispetto di chi, per incombenze di questo genere, non ha bisogno di rivolgersi alla Giustizia. Il motivo è semplice: rispetta le regole. Per dirla in chiaro, fa la domanda per le utenze in base a un alloggio riconosciuto, privo di forzature abitative, realizzato su un terreno di proprietà. Non esattamente la situazione in cui si trovano i nostri amici Sinti, che con le roulottes occupano un’area che non risulta essere la loro e si portano appresso un passato di vere o presunte irregolarità e abusi di vario genere.

Non conosciamo le motivazioni del provvedimento del Tar, ma possiamo supporre che i giudici amministrativi abbiano tenuto conto di ragioni, diciamo così, di prima necessità: non si possono lasciare famiglie con anziani e bambini al freddo, senza irrinunciabili e essenziali comfort. Comprendiamo, sarebbe disumano. Soprattutto se, come asseriscono questi nomadi-stanziali (la contraddizione in termini è palese, ma sono loro che si autodefiniscono in questo modo), sono pronti a pagare le bollette. Tutte le bollette. Non sappiamo se anche quelle pregresse, che, a prestare orecchio a chi sa le cose, sono rimaste in gran parte inevase.

I Sinti affermano che nella loro cultura i modelli e le abitudini di vita propongono differenze rispetto ai modelli e alle abitudini normali. Che prevedono atteggiamenti e scelte appunto normali, come il costruirsi a proprie spese una casa, mandare a scuola i figli, onorare i debiti, liquidare tasse e bollette senza aspettare l’assistenza pubblica né le sentenze di un tribunale. “Abitudini” scomode, se si vuole, ma ineludibili. Che si affrontano percependo uno stipendio che ti viene elargito lavorando. Attenzione, anche i Sinti lavorano. Quando abbiamo chiesto a un paio di loro quale sia la loro occupazione ci hanno risposto, uno carpentiere, un altro che “lavora nel ferro”. Tutto e niente. O forse anche troppo.

Il Tar ordina «subito luce e gas» per i Sinti di via Lazzaretto a Gallarate

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