Il clima natalizio per riconfermare la nostra identità

bottini natale busto
Il Babbo Natale "minatore" di Busto Arsizio

di Gian Franco Bottini

Entriamo nella fascia natalizia e sale quell’usuale euforia che quest’anno cerca di far da scudo alle preoccupazioni di molte famiglie. Le nostre città e i nostri Paesi si addobbano con le luci e i simboli del Natale, cercando di creare un clima di festa permanente. Finalmente, almeno per qualche settimana, Busto Arsizio avrà anch’essa qualche strada illuminata.

Ben venga un po’ di allegria. In fondo piangersi addosso non risolve problemi, anche se non si può sottovalutare la non partecipazione alla festa dei molti che, in stato di forte necessità, mugugnano di fronte a discutibili spese, non riuscendo a trovare il sorriso nemmeno davanti ad un Babbo Natale “minatore”, che arriva da sotto terra mandando in cassa integrazione le renne.

Sono i soliti equilibri nelle spese che le amministrazioni comunali ogni anno devono affrontare in questo periodo, per bilanciare il giusto “futile” con il giusto “utile”, anche se quest’anno pare che in genere si sia privilegiato il primo. La ragione è molto semplice: fra elezioni europee e rinnovo dei sindaci, tutti i comuni della nostra provincia, da qui a pochi mesi, saranno coinvolti nelle elezioni e ci pare quindi superfluo spiegarne il seguito (panem et circenses!).

E’ comunque un fatto che in tutti in comuni della nostra provincia gli allestimenti natalizi fanno ogni anno scattare fra la gente delle discussioni molto accese, che non hanno un pari nel corso dell’anno, nemmeno quando il loro sindaco, quatto quatto, aumenta la Tari. Succede ovunque. Un albero di foggia inusuale, un presepe spostato, un mercatino mal collocato, un Babbo Natale poco simpatico, riescono ad accendere discussioni che riempiono le pagine dei giornali e scaldano i social. Provincialismo, si potrà dire, ma ben venga se, al di là del fatto religioso, le vivaci discussioni servono a mantenere vive ed attuali le nostre tradizioni al fine che il nostro territorio, seppur accogliente, non si trovi un giorno ad aver perso la sua fisionomia per le eccessive infiltrazioni, come quelle signore oramai difficilmente riconoscibili per aver esagerato col botulino.

bottini natale identità
Gian Franco Bottini

Questi giorni di festa per la nostra tradizione vogliono ricordare e perpetuare la nascita di Gesù, anche se nei luoghi dove “si svolsero i fatti” tutto succede fuorché azioni di pace; di quella pace della quale il festeggiato fu il massimo ambasciatore. E’ vero che ambedue i contendenti di quella guerra non riconoscono la figura di Gesù, ma ciò non giustifica che essi non debbano riconoscere nemmeno il valore della vita umana, di chiunque essa sia. Una considerazione questa che ci allontana da ambedue i contendenti perché, pur comprendendo che ogni guerra implica morte, risulta evidente che per entrambi il rispetto della vita degli innocenti è l’ultimo dei parametri presi in considerazione in ogni loro azione.

Colpisce, vedendo i servizi dei telegiornali, che quello che per noi rappresenta simbolicamente l’inizio della storia di Gesù e dei suoi messaggi di pace e fratellanza (la capanna di Betlemme) sia oggi un luogo di rovine, di armi e di sangue. Colpisce vedere che mentre lì, faticosamente, si svolgono pericolose cerimonie francescane, faccia da sottofondo il canto provocatorio di un muezzin;  quasi fossimo a Brescello con Peppone e don Camillo a farsi i dispetti , ma senza la loro bonarietà.

In questa disperata guerra di sopravvivenza siamo portati, forse costretti, a prendere una parte; per appartenenza, per “cultura”(!), per convenienza e per quant’altro di umano ci impone la necessità di scelte collettive. Che le scelte personali, per quello che possono contare, almeno in questi giorni, non ci allontanino però dai principi che il Natale dovrebbe rappresentare!

Non vorremmo mai che il Presepe dei prossimi anni, in uno sforzo di modernizzazione partenopea, ci proponga soldati invece che pastori, carri armati invece che cammelli e che i Re Magi siano rappresentati da quei portatori di una finta pace, che oggi si muovono sullo sfondo della guerra. Per l’asino ed il bue le parti sono già state assegnate ai contendenti.

In questi termini anche i simboli, gli usi, le tradizioni hanno un valore che va oltre il loro significato e ben vengano le discussioni fra la gente sugli argomenti natalizi, anche quelli che ci possono sembrare di “lana caprina”. Anche la sfida su chi ce l’ha più grande (la pista del ghiaccio si intende), o la diatriba fra i bruscitt di Busto e gli amaretti di Gallarate, servono. Tutto serve a rendere più vivo un clima di comunità che è alla base della difesa dei nostri valori.

La guerra, il disprezzo della vita, l’incapacità a trovare ragioni di fratellanza non sono lontani da noi e lo spesso disprezzato “campanilismo”, in questa circostanza, ci pare tanta “manna” per riconfermare la nostra identità.

bottini natale identità – MALPENSA24