Il film di Moretti, tra storia e tragica attualità

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Una scena del film di Nanni Moretti "Il sol dell'avvenire"

di Andrea Buffoni

Buon impatto ha avuto l’uscita dell’ultimo film di Nanni Moretti “Il sol dell’avvenire” che rappresenta l’Italia al Festival di Cannes. Come nei suoi precedenti lavori, in Moretti c’è sempre una autobiografia generazionale e “Il sol dell’avvenire” è un film eminentemente politico.

Contravvenendo paradossalmente all’assioma per cui “la storia non si fa con i se e con i ma”, Moretti ha scritto, diretto e sceneggiato una storia alternativa, sliding doors, a quella vissuta da una sinistra in cui ebbe a militare. Il cuore della narrazione è l’invasione sovietica del 1956 dell’Ungheria attraverso realistiche e crude immagini di repertorio a testimoniare la violenta repressione dei carri armati russi contro il popolo ungherese insorto per chiedere libertà e indipendenza, con il sacrificio di migliaia di vittime, arresti e violenze. Celeberrima la testimonianza sul campo di Indro Montanelli divenuta anni dopo il libro “La sublime pazzia della rivolta”.

Protagonisti del film sono due giovani militanti del PCI che vivono la tragedia ungherese come una sconfitta della loro utopia di una società giusta e libera, manifestano il loro dissenso aderendo alla lettera di protesta di 101 intellettuali (tra cui Italo Calvino e Renzo De Felice) ignorata sdegnosamente da Togliatti e dai dirigenti del PCI che scelgono di stare con Mosca e nulla fanno per evitare la condanna a morte di Imre Nagy, il riformista ungherese il cui Governo era stato rovesciato con la forza.

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Andrea Buffoni

Moretti, nel suo racconto immaginario, si chiede cosa sarebbe successo se avessero vinto i dissidenti e se avrebbe potuto essere diversa la storia della sinistra italiana. E a ragione risponde di sì.
Soprattutto perchè è impossibile non fare paralleli con la tragica attualità dell’Ucraina. Anche oggi Mosca e il suo autocrate Putin replicano lo stesso schema: invadere un Paese considerata una colonia e una parte non trascurabile della sinistra presente nel PD parteggia anche oggi con l’aggressore. Pertanto forse anche al di là delle intenzioni (Moretti dice di aver scritto la sceneggiatura prima dell’invasione dell’Ucraina) il film assume grande merito dal punto di vista politico: ricordare, dal prestigioso palco internazionale del Festival di Cannes, che non si può di nuovo rendersi complici dello scempio dell’aggressione della libertà di un popolo.

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