Il presidente atarassico che ammise gli errori

buffoni presidente napolitano

di Andrea Buffoni*

Un attento giornalista, nel commentarne la scomparsa, ha definito il Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano “atarassico”. Tale caratteristica positiva gli ha consentito di entrare nella storia del Paese, dapprima come uomo di Partito fedele e schierato e poi, con la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo italiano, come uomo di Stato.

Nella prima lunga fase della storia del Partito Comunista Italiano, seppur tardivamente, ammise che la scissione di Livorno del Partito socialista riformista era stata un errore così come anche il patto URSS con il nazismo (Ribbentrop-Molotov) e la posizione di Togliatti di assoluzione dei carri armati sovietici in Ungheria nel 1956, dando così ragione a Pietro Nenni. Post comunista prima della Bolognina diviene riformista e leader con Macaluso, Chiaromonte e Lama della corrente cd “migliorista”, propensa ad accettare l’unità socialista riconoscendo pure che il primo “centro sinistra” era stato un progetto largamente innovativo.

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Andrea Buffoni

La proposta non ebbe seguito stante che alla nascita del Governo Craxi nel 1989 prevalse la posizione del PCI di Berlinguer, antisocialista e afflitto dalla “sindrome cilena”, di non appoggiare un Governo di unità con i Socialisti preferendo e scegliendo il “compromesso storico” con la Democrazia Cristiana. Nel decennale della morte di Bettino Craxi, avvenuta nella solitudine di Hammamet il 19 gennaio del 2000, l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrisse una lettera alla signora Anna Craxi e definì l’ex Segretario del PSI “un uomo vittima di una magistratura che aveva agito con una durezza senza eguali”, ricordando la decisione della Corte Europea di Strasburgo di annullare le sentenze a carico di Craxi perché emesse “senza giusto processo”. Fu il solo Presidente della Repubblica a prendere posizione sul caso C. consentendo alla figura politica e umana di Craxi di apprestarsi alla riabilitazione postuma e ebbe il merito di esserne anticipatore.

Mi si consenta anche un ricordo personale. Allorquando pubblicai il mio libro di memorie “Ricordare con gli occhi della mente” gliene inviai una copia in Senato. Mi rispose con una lettera, che conservo ancora con emozione, in cui ricordava e rendeva omaggio alla figura dell’onorevole Sergio Moroni, la cui lettera di addio aveva letto commosso da Presidente della Camera dei Deputati.

*già parlamentare del Psi