I rifugi Somma e Margaroli più vicini grazie al sentiero realizzato dal Cai

SOMMA LOMBARDO – «Perchè non andiamo oltre, verso il rifugio Margaroli in Val Vannino?». Era nata solo come un’ipotesi. Poi però ha preso forma l’idea avanzata dal vicepresidente del Cai di Somma Lombardo, Andrea Zanardi: un percorso che, attraverso la Val Formazza, mettesse in collegamento il Lago dei Sabbioni, dove si trova il rifugio sommese, al Lago Vannino. Si parla del sentiero G37, già tracciato dal Gps e in parte segnato con i tipici colori – bianco e rosso – dallo stesso Zanardi. Solo un parte, però. Sì, perché il progetto poggia sulla collaborazione con il Cai di Domodossola, «che dispone di  persone con contatti al catasto sentieri, e che ha ufficialmente incluso nelle cartografie future il nuovo percorso», spiega il vicepresidente sommese. Un lavoro di squadra, insomma. Il sentiero, fino alle “Bianche guglie del Lebendun”, è stato segnato dal Cai di Somma.  E ora il percorso si può dire pronto, grazie all’intervento della sezione di Domodossola che ha segnato il sentiero fino al rifugio Margaroli. Con tanto di cartelli. Manca solo l’inaugurazione.

Un percorso per esperti

L’inaugurazione del G37 «sarà probabilmente l’anno prossimo, con l’arrivo della bella stagione», aggiunge Zanardi. «Faremo un’escursione fino al punto più alto del sentiero, ovvero le guglie del Lebendun, dove verrà poggiata l’ultima pietra». E a quel punto sarà finalmente ufficiale. Fino ad allora però il sentiero non sarà percorribile e si dovrà attendere che venga messo in sicurezza. Non solo: non sarà consigliato a tutti. Anzi: «È importante sottolineare la complessità di questo percorso», non nasconde il vice presidente del Cai di Somma. «Secondo noi è meglio evitare, se non si ha una certa dimestichezza con questo genere di attività. Sarà quindi tendenzialmente riservato agli escursionisti esperti».

Prima le guglie, ora il G37

Un progetto ambizioso, frutto di una delle molte escursioni che il paesaggio in località Sabbioni – e non solo – può offrire. E che porterà una seconda svolta al rifugio sommese, dopo la scoperta delle guglie del Lebendun, nel 2017. «Avevamo scoperto questo posto – racconta Zanardi – e allora siamo andati in esplorazione. Abbiamo intuito dove far passare un nuovo sentiero, e ci siamo riusciti: adesso sono abbastanza famose, è una meta che abbiamo inventato noi». Ora si può replicare, grazie al sentiero G37. «Ci è venuto in mente il rifugio Margaroli, che si trova su un circuito nazionale, il sentiero Italia», prosegue il vice presidente del Cai di Somma. «Si tratta di un ottimo aggancio, perché porterà più gente al rifugio. Quando lo abbiamo proposto al gestore del Margaroli era entusiasta». E il risultato è sotto gli occhi di tutti.

La crescita del rifugio sommese

Sono tutti progetti che nel corso degli anni hanno fatto crescere il rifugio di Somma. Come ricorda Zanardi: «Quando abbiamo preso in mano il rifugio, fra i vari problemi c’era anche il fatto che fosse poco conosciuto. E non era considerato tappa utile per fare escursioni». E aggiunge: «Se non conoscevi il posto non veniva sfruttato per fare cime o traversate. Noi volevamo fare in modo che diventasse una tappa utile per i cammini che durano più giorni, una forma di turismo che va molto di moda ora». E forse ce l’hanno fatta.

Lo scorso weekend è stato l’ultimo e, anche per quest’anno, il rifugio ha chiuso i battenti con l’arrivo del freddo. Una stagione sicuramente diversa dal solito. Ma che nonostante tutto ha riservato una piacevole sorpresa. «Non pensavamo andasse così bene», svela Zanardi. «Siamo andati anche meglio degli altri anni. E solo come rifugio, senza attività sociali, abbiamo fatto più dell’anno scorso». In un modo o nell’altro, hanno chiuso bene anche a questo giro.

Da 60 anni il Rifugio Somma. Festa a quota 2561 metri

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