In Svizzera il campionato femminile afgano, un messaggio per il mondo

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Le ruote del ciclismo femminile in Afghanistan più di un anno fa hanno smesso di girare. Da quando il regime talebano è salito al potere ad agosto del 2021, nessuna donna ha potuto praticare sport, andare a lavoro oppure frequentare una scuola. Quello delle atlete afgane, è stato il più grande esodo sportivo della storia dello sport, che ha visto centinaia di atlete trovare rifugio in diversi Paesi del mondo.

Il 23 ottobre in Svizzera, grazie a un incredibile lavoro dell’Unione Ciclistica Internazionale,le ruote di quelle atlete torneranno a girare tutte insieme nei Campionati di ciclismo su strada femminili dell’Afghanistan, che si svolgeranno ad Aigle, cittadina dove ha sede la Federazione mondiale di ciclismo.

Saranno 49 le cicliste al via della corsa di domenica: da Svizzera, Italia, Francia, Germania, Canada e Singapore sono arrivate ad Aigle per correre insieme. Sarà una gara agonistica e ci sarà una vincitrice, ma il messaggio che l’UCI ha voluto mandare organizzando questa gara è un altro: lo sport è un diritto di tutti e non devono esistere differenze tra uomini e donne.

Saranno 49 atlete, dicevamo, ognuna delle quali con una storia diversa ma nelle quali la sofferenza finalmente domenica si trasformerà in gioia: ad essere protagoniste saranno alcune di quelle donne che in modo coraggioso sono state costrette a scappare dall’Afghanistan per tornare rivendicare la propria libertà.

Al via della gara ci sarà Masomah Ali Zada, ​​la ventiseienne di origine Hazara, diventata la prima ciclista afgana a partecipare ai Giochi Olimpici indossando la maglia della squadra di rifugiati creata dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per Tokyo 2020. Masomah Ali Zada ha lasciato l’Afghanistan nel 2017, minacciata perché andava in bicicletta. Ha trovato rifugio in Francia e ha scritto un libro che racconta la sua storia: a luglio di quest’anno è stata eletta nella Commissione Atleti del CIO e per tutte le donne afghane è diventata un esempio da seguire. Ai nastri di partenza ci saranno tante le atlete che  sono riuscite a tornare in bici prima delle altre e che hanno già potuto partecipare ai Campionati Asiatici e al primo Mondiale di Gravel.

Un contributo importante alla causa afghana è arrivato grazie Sylvan Adams, alla sua Israel Premier Tech e a IsraAid, che dal 2021 ad oggi sono riusciti a portare in salvo diverse centinaia di persone.

Sono stati 165, per esempio, gli afghani che sono riusciti ad arrivare in Svizzera grazie ad Adams e IsraAid, che hanno interamente coperte le spese aeree. Ma la loro generosità è andata oltre, perché grazie al loro sostegno un altro gruppo legato al mondo dello sport, circa 100 persone, è riuscito a trovare riparo in Israele, Dubai e in Canada.

L’ultimo gruppo di afghani messi in salvo da Adams è arrivato in Italia – precisamente a L’Aquila – lo scorso 27 luglio grazie al corridoio umanitario aperto dal Ministero degli Esteri con la FCEI: tra loro c’erano 70 persone legate al mondo del ciclismo, tra cui  30 cicliste e 7 ragazzi che facevano parte della nazionale di ciclismo maschile.

Sono 15 le ragazze partite dall’Aquila per raggiungere Aigle supportate da Adams, UCI e UEC e che sono entrate a far parte del progetto di Adams “Racing for Change”, attraverso il quale le cicliste afghane verranno supportate nello sport, ma anche in percorsi creati per garantire loro il proseguimento di un percorso scolastico o l’inserimento in ambiti lavorativi sempre legati al mondo dello sport.

Grazie al progetto “Racing for Change”, supportato anche dall’imprenditore italiano Valentino Sciotti, che personalmente sta aiutando le cicliste afgane arrivate in Abruzzo, è nato in Ruanda un nuovo centro del ciclismo. Nel distretto di Bugesera, non lontano da dove si è consumato uno dei più brutali eccidi della storia dell’umanità, si sta costruendo il più grande centro dedicato al ciclismo di tutta l’Africa, in cui migliaia di ragazzi tra i 6 e i 23 anni potranno praticare ciclismo, con un particolare attenzione rivolta al settore femminile.

Ad Aigle, come dicevamo, saranno 49 le atlete in gara: purtroppo alcune ragazze non sono riuscite ad arrivare in Svizzera a causa della distanza e al lungo iter legato alla richiesta di asilo politico, ma l’UCI ha garantito che quello del prossimo 23 ottobre non sarà l’unico evento creato per le cicliste afgane.

Dall’Italia è arrivato il gruppo più numeroso: oltre alle 15 cicliste dell’Aquila, ci saranno 5 ragazze che nel nostro Paese sono tornate a correre grazie alla Valcar – Travel & Cervice e alla Breganze Millennium.

Le 49 cicliste arrivate da tutto il mondo, domenica correranno indossando la stessa maglia, per sottolineale l’appartenenza ad un solo Paese, l’Afghanistan, e per ricordare che nello sport tutti gli atleti sono uguali, senza distinzione di colore, sesso o religione.

La gara inizierà alle 9:30, con partenza e arrivo presso l’UCI World Cycling Center (WCC), il centro di istruzione e formazione di alto livello dell’UCI creato ad Aigle. Le ragazze gareggeranno su un percorso composto da due giri di un circuito di 28,5 km con un dislivello di 72 m (totale: 57 km con un dislivello di 144 m). Il gruppo attraverserà le comunità di Aigle, Yvorne, Rennaz e Vouvry nella regione dello Chablais, nel cuore del Vaud.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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