La pratica per la cassa integrazione? “Insabbiata” da Busto a… Ascoli Piceno

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BUSTO ARSIZIO – L’azienda chiude per fallimento, ai lavoratori spetta il “bonus rioccupazione” ma in tutta Italia a trattare questa pratica è un’unica sede, che sta nelle Marche e dove tutto è fermo ormai da un paio d’anni. Per la rabbia di chi attende quanto dovuto e non sa neppure quanto dovrà ancora aspettare prima di averlo. A denunciare questo viluppo burocratico da inferno dantesco è Federico Filippi, di Busto Arsizio, ex dipendente della “Pensotti” di Legnano dove ha lavorato per una ventina d’anni e ora in Naspi.

Sposato e con la mamma da accudire, Filippi definisce «perlomeno stupefacente» il destino della sua pratica, come pure la casualità con cui sembra essere gestita: a una sua prima richiesta di appuntamento telefonico con l’Inps, infatti, gli è stato comunicato un errore di calcolo delle cifra che gli spetterebbe; mentre in seguito a un’ulteriore richiesta è emerso un problema tecnico del sistema informatico con cui vengono gestite le pratiche.

Tutte le pratiche nelle Marche

Seguendo le vie misteriose dell’italica burocrazia, la sede Inps in questione non è, come ci si potrebbe attendere, quella di Busto Arsizio, dove Filippi risiede, né quella di Varese, e neppure quella centrale di Roma. Demandata ad occuparsi della pratica è, per tutta Italia, l’Inps di Ascoli Piceno (!), assurta a polo unico per la «gestione del flusso amministrativo sotteso all’erogazione del “bonus rioccupazione”», come si legge da una circolare Inps del 26 luglio 2019. Tale «flusso» (ah, l’infinita ispirazione lessicale dei burocrati nostrani), precisa la circolare, «si compone delle seguenti due fasi: l’istruttoria, finalizzata alla verifica del rispetto delle condizioni previste dalla legge per l’ammissione all’incentivo; il pagamento diretto della prestazione ai lavoratori beneficiari. In sede di prima applicazione della norma, entrambe le fasi sono state accentrate in un polo unico»: appunto la sede Inps di Ascoli Piceno. Peccato che nella città delle olive impanate il «flusso» si sia interrotto, o forse non sia mai partito.

Errori di calcolo e problemi tecnici

In breve, Filippi, come altri suoi ex colleghi della Pensotti, ha maturato il diritto all’assegno di ricollocazione (Adr) in seguito alla perdita del posto di lavoro alla Pensotti e al cosiddetto “decreto salva Genova”; avendo però trovato un altro lavoro (a termine) dopo alcuni mesi, ha diritto di percepire il 50% delle mensilità di cassa integrazione non goduta a completamento dei 12 mesi previsti dalla legge. E qui sono cominciati i problemi, perché dopo essersi regolarmente iscritto sul portale dei servizi di Anpal (l’Agenzia nazionale politiche attive lavoro, cui i lavoratori cassaintegrati devono rivolgersi per richiedere l’assegno di ricollocazione), questa ha girato nominativo e relativa pratica all’Inps perché la evadesse, dopodiché l’Inps ha spedito il tutto al polo unico nazionale nelle Marche.

«Trascorsi 240 giorni di calendario – racconta Federico Filippi – lo scorso 14 dicembre vengo informato, dietro richiesta di appuntamento telefonico con l’Inps di Ascoli Piceno, che esiste “un rilevato errore nel calcolo delle prestazioni dell’Adr”. Ma non è finita qui, perché il 17 febbraio ricevo un sms, a seguito di un’ulteriore richiesta di appuntamento telefonico con l’Inps di Ascoli, che mi dice che il calcolo non è eseguibile per “un problema tecnico in fase di risoluzione a carico della Direzione Centrale Ammortizzatori”». A tutt’oggi, tale problema non risulta ancora risolto. E del sospirato assegno nessuna traccia.

«L’ultima indicazione che ho ricevuto è di scrivere alla direzione centrale dell’Inps a Roma. Da questo infinito scaricabarile mi sembra di capire che o la sede Inps di Ascoli non riceve le pratiche corrette da Anpal, o non riesce a smaltirle. A me basterebbe avere una scadenza, anche fra 6 mesi, ricevere una risposta per regolarmi di conseguenza. E invece niente. Così a me non sta bene – conclude Filippi – tanto vale che se ne occupi la sede territoriale: per il cittadino l’Inps è uno ed è quello più vicino».

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