La vittoria di Salvini è molto diversa da quella di Renzi cinque anni fa

gallarate dario terreni

La Lega di Matteo Salvini aveva un milione e seicentomila voti alle elezioni Europee del 2014 e il 6,2%, 5 milioni e 698 mila voti alle elezioni Politiche del 4 marzo 2018 pari al 17,4%. Alle elezioni europee del 26 maggio 2019 ha preso 9 milioni e 149 mila voti, pari al 34,3%.

I numeri parlano chiaro: il Paese ha trovato un nuovo leader, l’uomo forte al comando, il padrone del consenso. Come è successo nel 1994 con Berlusconi e nel 2014 con Renzi che aveva preso addirittura il 40,8%. La sua vittoria è stata però diversa da quella di Renzi del 2014, in quanto  in poco tempo ha trasformato la Lega Nord di Bossi in Lega Nazionale di Matteo Salvini. Renzi nel 2014 era segretario del Pd e presidente del Consiglio, un Pd presente su tutto il territorio nazionale con una organizzazione e un potere consolidato in importanti Comuni e Regioni dal nord al sud del Paese. La vittoria di Salvini non è casuale e può contare su un vento internazionale a partire della vittoria di Trump negli Usa, della Brexit in Gran Bretagna, di Orban in Ungheria ma anche di Putin in RUSSIA e dalla Le Pen in Francia. E’ evidente che la destra francese ha rappresentato per Salvini il modello di riferimento e sin dall’inizio ha cercato in tutti i modi di costituire un asse preferenziale con la Le Pen per costruire una forza europea sovranista in grado di condizionare le scelte future in Europa. Questo progetto non è riuscito ma i risultati di queste elezioni hanno confermato che la strategia Salviniana in Italia ha vinto e all’interno del nuovo Parlamento europeo si costituirà una forza in grado di condizionare le scelte della nuova maggioranza.

La questione europea comunque rimane aperta e si tratta di vedere come le forze democratiche popolari, socialiste, verdi e liberali riusciranno a costituire il nuovo Governo dell’Europa e sulla base di quali politiche e di quali contenuti si misureranno con le forze sovraniste. Appare del tutto evidente che la partita sui contenuti e sulle politiche rimane apertissima anche perché nei prossimi anni si gioca il divenire dell’Europa in un mondo globale con una competizione contro colossi economico-finanziari come la Cina, gli Stati Uniti, la Russia. L’Europa in questo contesto globale deve inevitabilmente portare avanti una strategia sempre più volta alla costituzione degli Stati Uniti d’europa anche se questo può comportare decisioni che potranno non essere condivise da tutti i 27 Paesi europei.

Dario Terreni

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