Le spezie, le rotte del mare e le parole che risalgono i secoli

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Ivanoe Pellerin

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, ho visto ad una tavola amicale qualcuno con una tazzina di ottimo e profumato caffè chiedere una “aggiuntina” sotto forma di grappa, gesto voluttuario molto diffuso, a volte modificato con la proposta di sambuca o di amari di varia provenienza. Forse vi interesserà sapere che questa abitudine viene da molto lontano e che la ricerca delle spezie, perché di questo si tratta, ha cambiato la storia del mondo.

Nel film toccante e poetico “Un tocco di zenzero”, diretto da Tassos Boulmetis, nonno Vassilis dagli occhi buoni racconta al nipote grato e rapito in una polverosa soffitta, il mistero delle spezie. Afferma che le parole astronomo e gastronomo in fondo sono uguali. Fa assaggiare il pepe al bambino e questi gli dice che è come il sole che illumina tutti i cibi. Fa assaggiare anche la cannella che nel gusto viene paragonata per bontà e piacere al pianeta Venere. Una meravigliosa lezione di vita, di gusto e di scienza. Una lezione che esplora il fascino delle spezie che, come il soffio dei loro aromi, può confondere tutti i piani più elaborati.

Se ci pensate, c’è qualcosa di misterioso in quei cumuli a forma di cono che ancor oggi si possono osservare nei bazar. Perché valgono così tanto? Il prof. Benno Albrecht afferma:”Un ruolo decisivo è quello dell’occidente che ha attribuito loro un valore molto elevato. E in questo modo l’economia, così come la intendiamo ora, si è evoluta” Scambi. Commerci. Ricchezze. Ma anche mistero, magia, sortilegi e la scoperta di nuove rotte e di nuovi mondi, allora sconosciuti. “Beni così inutili da essere voluttuari. Puro piacere. Offrire all’ospite la cannella o i chiodi di garofano o lo zenzero voleva dire offrirgli un gusto dal valore immenso.” Oggi si parla tanto della via della seta ed io vi ricordo che incrocia proprio l’antica via delle spezie a Samarcanda, nell’attuale Uzbekistan e a Trebisonda, affacciata sul mar Nero nel nord della Turchia, nomi che evocano storie fantastiche di eroi, di draghi, di luoghi misteriosi, popolati da maghi e da streghe.

L’economia della percezione inizia con il profumo di incenso se è vero che Alarico, il re dei Goti, nel 408 tolse l’assedio a Roma in cambio di 30mila libbre d’argento e 3mila libbre di pepe. A Cochin nel Kerala indiano, c’era la principale Borsa del pepe al mondo. “Vasco de Gama navigò per 27mila miglia per scendere lungo la costa del mare arabo fino alla terra del Malabar” racconta Pierpaolo di Nardo nel suo “India del sud: nella terra degli dei”. Incredibili pericoli per quello che, con molto anticipo sul petrolio, era allora chiamato “oro nero”. Se si apre una carta geografica si capisce perché questa città fondata dai portoghesi sul lato sinistro del subcontinente indiano sia diventata uno snodo centrale del traffico delle spezie. Nel Seicento un esperto analista di nome Christopher Kurz aveva definito un sistema astrologico che gli consentiva di conoscere con 15 giorni di anticipo il prezzo che il pepe avrebbe avuto sul mercato. Ve lo immaginate un identico sistema che permetta una valutazione preventiva sul prezzo del petrolio ai nostri giorni? Perché questa storia è piena di magia e di sortilegi. Nel libro di Chitra Bassereu “La maga delle spezie” si legge: “… lo zenzero per il coraggio profondo di chi sa quando dire no… ” Dunque le spezie sono anche lo specchio dell’anima.

Le spezie sono le rotte del mare, sono le carovane nel deserto, sono i monopoli decaduti e gli Stati divenuti potenze e poi declinati. Nel 1506 l’ambasciatore Queirini della repubblica di Venezia, la cui marineria ha avuto tanta parte nel trasporto e quindi nella diffusione delle spezie, elencava al Senato le quotazioni del pepe: alla partenza dalle terre d’Oriente valeva 3, all’approdo a Lisbona il suo valore era già salito a 22. La noce moscata delle Molucche, che stanno tra l’Australia, l’Indonesia e la Nuova Guinea (per chi è debole in geografia), iniziava il suo lungo viaggio per mare valendo 3 per essere venduta a Venezia e poi in Portogallo cento volte più cara. Quei carichi provenienti dai caravanserragli, dai mercati misteriosi e pericolosi di non si sa dove, caricati su imbarcazioni ovviamente a vela, che affrontavano viaggi pericolosi con rischi altissimi, che dovevano attraversare lo stretto di Malacca (estremo oriente), il Golfo del Bengala per arrivare a Ceylon, e poi l’Oceano Indiano con destinazione Mombasa e Zanzibar, le isole Mauritius fino a Città del Capo, a Mossel Bay, a St. Helena Bay (Sud Africa) per i rifornimenti, e poi di nuovo sulle onde dell’Oceano Atlantico verso le isole del Capo Verde (altri rifornimenti) e poi verso l’Europa, quindi verso l’Olanda o più vicino verso Cadice o Lisbona oppure nel mar Mediterraneo verso Genova e Venezia, rappresentano le storie incredibili di abilità marinare e di coraggio indomito. Sono le storie di crudeli privazioni e scarsità del necessario e di grandi ambizioni e volontà di successo. Sono un tuffo nel passato che riguarda tutti, un tuffo nella storia dei grandi popoli, poiché hanno sovvertito e cambiato le regole della navigazione e del commercio di allora.

Nello studio per il Cluster Expo delle spezie realizzato dall’Università di Venezia si legge: “o, Vennero prima sfruttate, scambiate e trattate e solo in ultimo scoperte.” Se ne elencano 288. Sono zenzero, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, curcuma, coriandolo, zafferananice, pepe, cumino, ginger, sesamo, anice stellato, cardamomo, incenso e mirra che hanno per certi versi attraversato e cambiato la storia del nostro mondo. Molti naviganti non sarebbero mai partiti se non fosse stato per cercarle con sogni di gloria e di ricchezza. É il portoghese Antonio de Abreu nel 1511 che riesce a raggiungere le isole Banda, duemila Km a est di Giava, solo per seguire una rotta che lo portava da dove pensava provenissero noce moscata e chiodi di garofano. Sono le tracce, sono le mappesono le parole che risalgono i secoli, Persino la scoperta che i monsoni soffiano sempre lungo la stessa rotta, cambiando direzione ogni sei mesi, ha portato enormi vantaggi per la navigazione dell’epoca.

Pensate: negli archivi del porto di Venezia è stato ritrovato un progetto per Suez che risale al 1504. I veneziani volevano battere i portoghesi che portavano le spezie a Lisbona abbreviando le rotte dell’Oriente. Il progetto non venne mai realizzato. Ma pensate all’ingegno, all’intraprendenza, al coraggio di chi in quegli anni cercava nuovi commerci, nuove destinazioni, nuovi traguardi affrontando avventure, azzardi, cimenti in un mondo per buona parte ancora sconosciuto. Come ho detto, è la storia delle spezie che poi è quella del coraggio e della curiosità dell’uomo.

E allora cari amici, vicini e lontani, viaggiate, il mondo è bello e vasto e tante rotte, tante strade vi attendono. Osate e siate felici.

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