Legnano, il prevosto ammonisce i politici: «Basta fare i mercenari, siate pastori»

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LEGNANO – Se non è un programma elettorale, poco ci manca. In occasione dell’investitura religiosa della contrada di San Magno, avvenuta martedì 5 novembre in occasione della festività del patrono di Legnano, il prevosto della città e parroco di San Magno, monsignor Angelo Cairati, ha letto una omelia dal titolo “Abitare con il cuore la Città” ispirata al Vangelo e incentrata sul ruolo del “pastore” contrapposto a quello del “mercenario”. Per chi l’ha ascoltata, e per chi può qui leggerla, risulta automatico applicare ai protagonisti dell’attuale scena politica cittadina il distinguo tra «queste due figure: una virtuosa e l’altra scadente, perniciosa per la collettività».

«La città ha già sofferto troppo, non denigrate gli avversari»

«Non è facile oggi – ha esordito mons. Cairati – essere pastori, sia in ambito religioso, sia in ambito civile. La gestione delle persone è affare impegnativo. Ma non è legittimo affrontare il mandato di governo pubblico o religioso con lo spirito mercenario di chi dice: non è roba mia. Né può farlo chi non ha una buona resilienza agli urti, talvolta aspri, che l’esposizione pubblica, a torto o a ragione, non risparmia». Un incipit che fa il paio con la chiusura, netta e tagliente: «Legnano ha patito già abbastanza, ci appelliamo a tutti coloro che entreranno nell’agone elettorale: che la gente abbia a scegliervi non per la denigrazione dell’avversario, ma per la bellezza dei vostri programmi, per il fascino etico delle vostre persone, per il vostro desiderio di promuovere un’amicizia civica tra tutte le forze presenti sul territorio».

Relazioni, giovani e fragilità fra i compiti del buon amministratore

Nella sua omelia, il prevosto ha indicato, fra i compiti del pastore, almeno tre irrinunciabili per chi si accinge a governare «in nome di Dio o degli uomini»: «Uno, favorire l’emergere dei beni relazionali nella comunità. La sfiducia, l’intervenire emozionalmente sul sentito dire, la volgarità del linguaggio, l’altrui denigrazione con attacchi personali e agli affetti più cari, la condanna inappellabile, l’uso distorto dei mezzi di comunicazione sociale: tutto questo armamentario negativo non aiuta a creare ponti, genera invece cattive relazioni, divide ed intralcia l’impegno per il bene comune. Due, promuovere un lavoro intergenerazionale. Guardiamo con simpatia l’affacciarsi di giovani donne e giovani uomini in politica, anche nella nostra Legnano. Essi vanno preparati e non utilizzati, pena la loro disillusione e il conseguente disamore alla cosa pubblica. Tre, prendersi cura delle fragilità. Il buon pastore non si allontana mai dal rapporto con la sua gente, si avvale di collaboratori capaci e competenti, non punta al plauso pubblico ma alla pace della sua coscienza. Per questo non scende a compromessi vergognosi e non cede a lusinghe corruttive. La casa, il lavoro, la fatica delle coppie, gli anziani, l’integrazione di chi arriva, l’attenzione agli edifici scolastici e di chi ne usufruisce, lo snellimento burocratico, la cura del creato debbono essere affrontati con spirito di sussidiarietà. Occorre un’autentica “governance” anche per la nostra città, cioè una virtuosa collaborazione tra pubblico e società civile». Sotto quest’ultimo aspetto, Cairati ha tenuto a ribadire che «possiamo garantire già sin d’ora la presenza delle comunità cristiane».

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