Maffioli: «Le incompiute? Destiniamole alla cultura. Un investimento per Busto»

BUSTO ARSIZIO – «I luoghi simbolo di Busto? Restituiamoli ai cittadini con una fruizione anche di tipo culturale». È la vicesindaco e assessore alla cultura e allo sviluppo del territorio Manuela Maffioli, dopo la notizia del ricorso ai bandi per la rigenerazione urbana, ad avanzare questa proposta che fa riferimento alla progettazione avviata dall’amministrazione comunale di Busto Arsizio in vista dei con cui conta di poter attrarre finanziamenti per il recupero di alcune delle “incompiute” più celebri, come l’ex calzaturificio Borri, il “Conventino” di via Matteotti e la cosiddetta Villa Radetzky di via Lualdi.

La destinazione

La partita dei bandi è stata avviata nei giorni scorsi dal sindaco Emanuele Antonelli e dagli assessori alla partita Paola Magugliani (attrazione risorse) e Giorgio Mariani (patrimonio), ma in vista del «tavolo di condivisione dei progetti» che coinvolgerà l’intera amministrazione, la delegata alla cultura Manuela Maffioli prova a declinare l’«invito a recuperare questi edifici storici, che sono luoghi simbolo per la città: non solo hanno un valore estetico e architettonico, ma anche affettivo per la comunità di Busto». Sono edifici, afferma la vicesindaco, che «sarebbe auspicabile restituire ad una fruizione di tipo pubblico, dal mio punto di vista anche culturale». Partendo dalla considerazione che «il rilancio di questi luoghi, come lo sviluppo della città, passano inesorabilmente anche dalla cultura».

Il ruolo della cultura

La cultura infatti «ha dimostrato a Busto di saper eccellere, avendo talenti, personalità, capacità e anche azioni importanti che valicano ormai i confini della città», come rimarca Maffioli. «Cultura che ha molta fame di spazi in città – aggiunge l’assessore alla partita -spazi per quasi tutte le discipline: spazi espositivi, per la lettura, per la musica. E quindi destinare questi edifici ad una fruizione anche culturale significa soddisfare questo bisogno, ma non solo, anche far partire questo motore di sviluppo che può fare della cultura un volano importante per una nuova vocazione della città». Detto in una parola, sarebbe «un investimento» sul futuro della città, visto che la cultura è «un’industria» che crea indotto e si porta dietro «una filiera» che porta occupazione, opportunità e ricchezza per la città. È quello che è successo con il B.A. Film Festival e il sistema cinema di Busto. Che però, sottolinea Manuela Maffioli, «non è più il solo a spiccare oltre i confini della città.

Gli esempi dalla cultura

C’è B.A. Classica, con cui un importante festival di musica classica del lago di Como, il LacMus Festival, ha auspicato un gemellaggio, che sarà già sperimentato nella prossima edizione 2021. E ancora, la rete Miva dei musei industriali del Varesotto che ha il nostro museo del tessile, e la città di Busto, come capofila, in un settore come quello del turismo industriale in fortissima ascesa, meta di un turismo appassionato e specializzato». L’assessore però cita altri esempi, come «la mostra di Giuseppe Bossi  e Raffaello allestita a Palazzo Cicogna, in collaborazione con il Castello Sforzesco, emblema di una partnership tra le più importanti di questi anni». E poi c’è «l’esempio che viene dai teatri, privati, che investono nonostante sia un periodo nefasto, con il settore dello spettacolo tra i più penalizzati». Dal teatro Sociale che riapre la “buca” per ospitare di nuovo l’opera, al Lux di Sacconago che decide di cambiare il proprio schermo, fino al San Giovanni Bosco di Sant’Edoardo che rinnova gli impianti e i camerini. Iniziative che rappresentano «un segnale importante – sottolinea l’assessore Maffioli – anche gli operatori culturali in prima linea della nostra città credono di poter costituire una nuova voce per lo sviluppo della città. E quindi l’amministrazione deve incoraggiare questo sviluppo facendo il proprio, dando l’esempio. Credendoci».

Le incompiute di Busto

L’occasione del recupero delle “incompiute” risponderebbe quindi a questa necessità. E allora, si può immaginare una destinazione culturale, almeno in parte, per questi grandi contenitori da riempire. All’ex calzaturificio Borri, in passato, si era già ipotizzato un recupero a fini espositivi, quando si parlò della possibilità di dare una sede alla prestigiosa collezione d’arte contemporanea del bustocco Giuseppe Merlini. E tra le destinazioni previste all’interno del progetto di recupero del Conventino di via Matteotti c’era anche quella di una biblioteca di quartiere con annesso caffè letterario. Un’altra esigenza da verificare sarebbe quella di un auditorium per la musica, visto che i concerti nella casa della musica di villa Ottolini Tosi registrano sempre il tutto esaurito, mentre la cultura si è già “appropriata” di un’altra incompiuta, le ex Carceri di via Borroni, che andranno a completare il polo culturale della biblioteca con spazi di studio e fruizione multimediale.

Borri, Conventino, Villa Radetzky: Busto mira ai bandi per sbloccare le incompiute

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