Maratona Liuc per il prototipo, i vincitori sono stati premiati con un viaggio

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CASTELLANZA – Una maratona per realizzare il prototipo di un prodotto, nel tempo di quattro giorni in modalità residenziale, che ieri, lunedì 17 giugno, ha visto i primi cinque classificati premiati con un viaggio. Si tratta di Rethinking Talent, progetto finanziato dal Miur mediante il Piano Nazionale Scuola Digitale (Pnsd) che, in base a un accordo con l’istituto superiore “Don Milani” di Tradate, ha visto la Liuc fare da scuola a cinquanta studenti e professori delle superiori di diverse regioni d’Italia.

Quaranta studenti da dieci istituti diversi

L’iniziativa ha coinvolto quaranta studenti di classe quarta, provenienti da dieci differenti istituti, e dieci docenti di varie materie per promuovere le discipline scientifico tecnologiche (cosiddette Stem), ma anche dar prova delle leve da muovere per rendere i primi protagonisti dei processi di apprendimento. Proprio a tal fine, a conclusione della maratona, gli insegnanti stessi hanno dovuto svolgere il loro compito e preparare un’unità di apprendimento da spendere, al rientro, nelle rispettive classi.
La modalità utilizzata da docenti, tecnici e collaboratori Liuc, che hanno guidato la maratona, è stata quella di una didattica attiva, orientata a spronare i giovani a far emergere i loro talenti per sviluppare un’idea di business e realizzare un prototipo di prodotto attraverso alcune fasi salienti: lavoro in team, predisposizione di un business plan, utilizzo di big data, public speaking. Infine, nel laboratorio i-Fab della Liuc (una fabbrica simulata in cui si possono sperimentare i vantaggi delle tecnologie digitali nella gestione dei processi produttivi) i ragazzi hanno imparato come si prepara il file di un disegno tecnico da mandare in stampa 3D.

Le prime scuole che hanno risposto all’avviso nazionale

«Sinergia culturale, innovazione didattica e socializzazione: potremmo riassumere così questo percorso che ha visto studenti, insegnanti, docenti Liuc e collaboratori condividere, in pochi giorni, un esercizio che conferma la vitalità dei ragazzi e sottolinea la continuità dei processi educativi», ha osservato Michele Puglisi, direttore del Cared (Centro di Ateneo per la Ricerca Educativo-didattica e l’Aggiornamento).
Come ha spiegato Emanuele Marcora, referente del progetto del Don Milani, «si è trattato di un’iniziativa di educazione all’imprenditorialità, alla quale hanno partecipato le prime dieci scuole che hanno risposto all’avviso lanciato a livello nazionale. Esperienze di questo genere sono fondamentali perché attivano energie straordinarie dei ragazzi, fondamentali per costruire competenze che rispondono alle esigenze della società della conoscenza. Hanno lavorato con passione e rigore, calati nella sfida, sul pezzo in ogni momento».

Non tutti i territori hanno le strutture adatte

«È stata un’iniziativa davvero stimolante per i ragazzi, che si sono messi in gioco e hanno lavorato concretamente a un piccolo progetto. Per noi insegnanti è stato utile seguirli nelle varie fasi e poter prendere spunto da queste attività per avere un’unita didattica da riprodurre, poi, nei nostri istituti», ha dichiarato Barbara Sarzo dell’istituto “Einaudi” di Bassano del Grappa.
Come ha aggiunto il collega Luigi Parentini, dell’istituto “Duni-Levi” di Matera che raccoglie liceo classico e artistico, «le metodologie didattiche utilizzate sono valide perché integrano diverse competenze. Durante questa settimana ho visto e capito la validità di un certo modo di lavorare per i ragazzi, che non mi aspettavo potessero entrare in gioco così direttamente e, per di più, con altri studenti che nemmeno conoscevano. Il problema, semmai, è riproporre questa didattica nella scuola di tutti i giorni, anche perché non tutti i territori hanno strutture a cui appoggiarsi per percorsi di alternanza come questo sperimentato alla Liuc».

Il valore dell’andare fuori porta

Come sottolineato dagli stessi professori, alla didattica innovativa si aggiunge inoltre il valore dell’andare fuori porta per i ragazzi, che hanno potuto «vivere contesti diversi, entrare in situazioni diverse e provare un ritmo davvero incalzante; è stata una full immersion». Come ha raccontato Emanuele Prassino, dell’istituto “Nifo” di Sessa Aurunca (Caserta), «è stata veramente una bella esperienza. Torno a casa con più sicurezza nell’espormi in pubblico e una maggiore capacità di relazione. Nell’incontrare ragazzi di altre regioni, il mio bagaglio si è senz’altro arricchito».
Per Alessia Ruta, indirizzo classico al Convitto Nazionale “Colletta” di Avellino, è stata «un’occasione importante e particolare per ragazzi come me, che fanno studi poco tecnici. Abbiamo potuto avvicinarci all’economia, al marketing, ai data analytics e alla prototipazione, tutte cose che non siamo abituati a fare. L’esperienza è da consigliare».

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