Matteo, nel nome il destino

favola principe busto

di Gian Franco Bottini

A pochi sarà sfuggito che negli ultimi cinque anni due sono i  personaggi   che sono emersi con un  chiaro alone di novità  e in maniera così consistente  da lasciare un segno nella vita politica italiana: Renzi e Salvini.
Chissà a quanti però sarà saltato all’occhio che, così distanti nelle loro idee, i due hanno una rilevante cosa in comune: il nome, Matteo.
Prendendo per buono quanto affermavano i latini, “nomen omen” (Nel nome il destino), si sono effettivamente verificare degli interessanti parallelismi, caratteriali e fattuali, fra i due personaggi. A parte una vicinanza anagrafica, i due sono laureati mancati con la passione giovanile della politica al punto di concepirla subito come una professione; una carriera più rapida per Renzi, una più “da gavetta” del Salvini, ma ambedue, quando arrivati al massimo livello dei loro rispettivi partiti, in grado di fantastici ed esplosivi risultati elettorali.
I due Matteo hanno anche in comune la sindrome del “faso tuto mi”,desiderio di essere contemporaneamente capo del proprio partito e capo del Governo. Qui i parallelismi si interrompono e solo il tempo ci dirà se potranno continuare perché mentre il primo è riuscito nel suo intento ma ora è fermo ai box (con una rovinosa uscita di strada per qualche errore di guida!) il secondo ci sta ancora provando con azzardate manovre di sorpasso e ancora c’è da vedere se e come arriverà al traguardo.
Sul piano caratteriale i parallelismi si ripropongono poi  in maniera ancor più evidente.. Ambedue gran chiacchieroni e (bonariamente) “facce di tolla” e un po’ “casciabal”, politicamente “aggressivi” e fors’anche spregiudicati, con forte autostima, scarsa capacità di comprendere quantola corda può essere tesa ma forte capacità di cambiare opinione (cosa quest’ultima che potrebbe essere una dote se non avvenisse tre volte al giorno).
“Nomen omen” affermiamo noi. Il solito pensionato, addetto al controllo dei cantieri comunali, annuisce convinto della totale saggezza degli antichi  detti,  anche se  poi,  improvvisamente, viene assalito  da un dubbio e  con sguardo fisso e  smarrito  ci pone preoccupato la sua imbarazzante domanda :  “ma la cosa  vale anche per  il detto non c’è il due senza il tre? “
Cerchiamo di tranquillizzarlo: “Forse no, quell’altro è quasi uguale ma si chiama Luigi”.

Matteo salvini renzi – MALPENSA24