Varese, massacro via Menotti: «Non puoi vedere tuo figlio». Lo scatto omicida il 2 maggio

Da sinistra Marco Manfrinati e Lavinia Limido

VARESE – C’è una data che secondo gli inquirenti segna lo spartiacque tra l’ossessione e la volontà omicida nella mente di Marco Manfrinati, 40 anni, ex avvocato, che ieri, lunedì 6 maggio, ha sfregiato con un coltello la ex moglie Lavinia Limido, 37 anni, uccidendo, sempre a coltellate, il padre della donna Fabio Limido, 71 anni, intervenuto per difendere la figlia in via Menotti a Varese.

Cinque giorni di odio

La data è quella del 2 maggio, cinque giorni fa, quando una Ctu depositata in seno alla causa civile per una separazione difficilissima, ha stabilito che Manfrinati non avrebbe potuto vedere il figlio di tre anni sino a quando non si fossero risolti i procedimenti aperti a suo carico. Nello specifico un processo per stalking nei confronti della ex moglie e della madre di lei incardinato davanti al giudice del tribunale di Varese Luciano Lucarelli che tornerà in aula il prossimo 5 giugno. Secondo l’autorità giudiziaria questo avrebbe fatto precipitare una situazione già compromessa per Manfrinati.

Fabio Ambrosetti: andava arrestato-VIDEO

Fabio Ambrosetti, legale della famiglia Limido, spiega come da almeno due anni Manfrinati tormentasse tutta la famiglia Limido. Gomme tagliate, minacce di morte, insulti, denunce e contro denunce. Il legale, così come Marta Criscuolo, la madre di Lavinia Limido, che oggi piange il marito Fabio morto per difendere la figlia così come ha fatto sempre con tutta la famiglia, è persuaso che Manfrinati avrebbe dovuto essere arrestato un anno fa, così come richiesto della Procura di Varese. Richiesta non accolta.

Fabrizio Busignani: giudicato un buon padre-VIDEO

Fabrizio Busignani, difensore di Manfrinati, per contro parla di un procedimento pendente a carico di Lavinia Limido per sottrazione di minore e di un’altra Ctu, sempre in seno alla causa civile di separazione, che definisce Manfrinati un buon padre. «Era stato sancito che il mio assistito potesse vedere il figlio, in presenza dei nonni paterni, ogni due settimane – spiega l’avvocato – Non c’è stato modo di poter realizzare questi incontri. Rigettati i nostri ricorsi dal tribunale ordinario e dal Riesame nonostante quanto sancito dall’ordinamento europeo sui diritti dei padri. Io non sto esprimendo un giudizio, io metto solo in fila dei fatti. E’ evidente che quanto accaduto è inconcepibile, sto però asserendo un mal funzionamento generale del sistema».

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