VISTO&RIVISTO Muccino torna ad essere brillante e innovativo

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di Andrea Minchella

VISTO

A CASA TUTTI BENE- LA SERIE, di Gabriele Muccino (Italia 2021/22, 420 min. x 8, Sky Atlantic).

Dopo più di sette anni dal corale “Ricordati di Me”, Gabriele Muccino torna sulle scene, grazie ad una produzione Sky, con un intenso ed originale ritratto di famiglia che solo Muccino può e sa fare. “A Casa Tutti Bene” è un interessante “reboot” del film omonimo del 2018. Già con il bel film, che metteva insieme un gruppo di attori eterogeneo e compatto, Muccino ritornava a raccontarci in maniera poetica e romantica delle mille sfaccettature che compongono il complesso e vulnerabile universo della famiglia.

Il film con Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Impacciatore, Tognazzi, Sandrelli, Gerini, Ghini, e molti altri, riportava sullo schermo ciò che è più vicino al linguaggio e all’immaginazione di Muccino, rompendo finalmente un periodo artistico del regista romano sbagliato e privo di nuova linfa. Muccino, infatti, dopo il potente “Ricordati di Me”, si era cimentato con il secondo capitolo del suo “Ultimo Bacio”, senza però la colonna portante Giovanna Mezzogiorno, compromettendone dunque l’effetto sul pubblico, e si era trasferito, poi, negli Stati Uniti dove aveva rincorso la popolarità globale senza incidere, però, nessun segno significativo nelle anime degli spettatori.

Nel 2018 ritorna con un racconto sprezzante, dolce e malinconico della famiglia italiana, delle sue mille contraddizioni, delle sue innumerevoli facce e della gioia e del dolore che inevitabilmente permeano tutte le vicende in cui i Ristuccia sono protagonisti. E così, dopo l’insoddisfacente “Gli anni più Belli” del 2020, l’autore romano, sempre tormentato e prolifico, decide di realizzare un ritratto nuovo, aggiornato e più dettagliato della famiglia Ristuccia, una famiglia numerosa ed articolata di ristoratori romani le cui vicende personali si intrecciano con la fortunata attività del ristorante “San Pietro” che negli anni è diventato un punto di riferimento per amici, parenti e personalità della capitale. Come nel film, anche qui assistiamo al sovrapporsi, non sempre ordinato, di vite ed esistenze di persone le cui fragilità e le cui paure diventano linguaggio universale e codice identificativo.

Non sempre, però, l’interazione fra i Ristuccia, “originali” ed acquisiti, riesce a portare buoni risultati o rapporti sereni. La camera a mano di Muccino si muove frenetica fra le anime e i corpi di personaggi ben scolpiti nell’immaginario, che vivono di vita propria e che sanno esprimere con umana e sincera capacità tutti i sentimenti e le emozioni che solo personalità ben studiate ed egregiamente descritte possono fare. Ad un certo punto della narrazione non assistiamo più alle disavventure dei Ristuccia ma ne diventiamo, in qualche modo, co protagonisti insieme alla schiera di attori preparati e centrati che Muccino ha scelto per la serie.

Interessante è il confronto tra la serie ed il film, per capire meglio la bravura di Muccino nell’inventare e descrivere minuziosamente tutti i personaggi che ruotano attorno alla numerosa famiglia Ristuccia. Ogni carattere ha una peculiarità talmente ben scolpita che qualsiasi bravo attore può interpretarlo, regalandoci sempre una forte ed autentica emozione. Favino cede il passo ad un bravissimo ed elettrico Scianna. Accorsi, difficile da sostituire, si fa da parte a favore del giovane ma capace Simone Liberati. Silvia D’amico sostituisce la romantica/nevrotica Impacciatore. Stefania Sandrelli viene sostituita da una spietata Laura Morante. Il buono Ivano Marascotti viene egregiamente sostituito da un sempre più penetrante Francesco Acquaroli. Insomma, l’esperimento cinematografico di Muccino riesce perfettamente perché la protagonista è una famiglia che sembra essere vissuta veramente.

La rotondità dei personaggi, già presente nel film del 2018, viene nuovamente lavorata e rinnovata con un lavoro di scrittura ottimo e sincero. Muccino racconta una famiglia guardandola da diversi punti di vista. L’insieme delle diverse angolazioni diventano un chiaro e inequivocabile atto d’amore del regista nei confronti dei rapporti umani che rimangono, nel bene e nel male, l’unico strumento che abbiamo per sentirci vivi. Un’opera, la serie, moderna e realistica che nulla ha da invidiare alle potenti fotografie americane di famiglie e dinastie spesso protagoniste delle serie d’oltre oceano più di successo.

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RIVISTO

COME TE NESSUNO MAI, di Gabriele Muccino (Italia 1999, 88 min.).

Il vero manifesto artistico del prodigio Gabriele Muccino. Scritto insieme al fratello Silvio, il film si svolge a Roma attorno ad un Liceo occupato. L’amore, le ideologie politiche, l’amicizia e la giovinezza sono gli ingredienti che rendono questo racconto nuovo ed universale.

La freschezza di Muccino alleggerisce le difficoltà dei giovani ad entrare a far parte del mondo degli adulti. La sensibilità e la dolcezza del regista romano saranno compressi per sempre su di una pellicola ancora oggi fresca e moderna.

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