Gallarate, quattro mostre fra storia e ricerca: «Al Maga sboccia la cultura»

GALLARATE – La rinascita primaverile del Maga parte con un obiettivo chiaro: fare del museo di arte contemporanea di Gallarate un polo dove le arti si incrociano e in cui la cultura non significa solo esporre opere, ma anche fare ricerca, stimolare il dibattito. Oggi 22 marzo sono state così presentate tre nuove mostre, insieme all’esposizione della finalista del Premio Riccardo Prina: fotografia, scultura, cinema e pittura insieme fra storia e contemporaneità per la nuova stagione espositiva.

gallarate magaIl Maga come i musei americani

«Il Maga è una realtà che presta molta attenzione all’incrocio fra arti e tutta la comunità sembra attenta alle attività del museo: è un enorme pregio che accomuna il Maga a musei d’avanguardia simili a quelli americani, famosi in tutto il mondo» ha MIBACcommentato Lindsay Harris, in visita al Maga di Gallarate in rappresentanza del Ministero dei Beni e delle Attività Cultura. E a farle eco è stata Sandrina Bandera, presidente della Fondazione Zanella, che ha ribadito che «siamo in un territorio di imprese, ed è vero che in questo contesto la cultura si inserisce a fatica, ma il Maga serve a questo: esporre ma allo stesso tempo fare ricerca e dibattito, grazie anche agli stessi artisti che vengono qui a lavorare».

Quattro mostre eterogenee

Saranno così inaugurate domani 23 marzo “Iperoggetto” di Stefano Cagol (fino al 14 settembre), un’esposizione a cura di Alessandro Castiglioni che raccoglie le grandi installazioni realizzate dall’artiste rispetto a temi quanto mai attuali: i cambiamenti climatici, l’attenzione all’ambiente, le sorgenti energetiche. La mostra accoglie i visitatori già nel piazzale esterno del Maga, dove sono stati installati dei caratteri cubitali che compongono la scritta “Flu power flu” (Influenza, potere, influenza): parole che ricordano che la smania di dominio che affligge i rapporti dell’uomo con il mondo. A cura di Emma Zanella invece un omaggio a Giannetto Bravi (fino al 5 maggio): un’esposizione che raccoglie opere donate al museo dalla moglie Laura Bonato, e che ne ripercorrono l’attività artistica. “Planète”, a cura di Vittoria Broggini (fino al 5 maggio) è un approfondimento del cinema sperimentale sviluppato tra Milano, Varese e Como negli anni Sessanta, con l’occhio di quattro artisti: Gianfranco Brebbia, Marinella Pirelli, Bruno Munari e Marcello Piccardi. L’esposizione ha visto anche la collaborazione con il Baff Film Festival di Busto Arsizio. Infine, l’esposizione delle fotografie della finalista del remio Riccardo Prina 2018 nell’ambito del Premio Chiara, Karina Bikbulotava: gli scatti in bianco e nero di un villaggio in Russia, come «linguaggio universale – nelle parole della stessa artista – con cui riesco a comunicare meglio di come possa fare in russo o in italiano». Quattro proposte diverse e per questo complementari: «Siamo convinti – ha concluso Emma Zanella, direttrice del museo – di poter presentare contemporaneamente diverse tipologie di esposizioni perché proprio in questo, nella convergenza fra arti, si esplica a pieno il nostro ruolo di museo».

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