Musazzi un anno dopo. Libro in tour, a Busto si replica la mostra legnanese

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LEGNANO – «Credevo nella mia formula, non ho mai cercato pubblicità: mi sono sempre detto che, se era valida, un giorno o l’altro avrebbe sfondato». Così si raccontava Felice Musazzi al “Corriere Lombardo” nel 1958. È solo una delle innumerevoli chicche racchiuse in “Felice di essere Musazzi. Un uomo e la sua storia”, il libro pubblicato nell’ambito degli eventi per il centenario della nascita del fondatore dei Legnanesi (La memoria del mondo editore, 240 pp., euro 30).

A un anno dall’uscita, il volume scritto a più mani risulta aver venduto un migliaio di copie e nei prossimi giorni sarà oggetto di numerose presentazioni in pubblico, per recuperare il programma rimasto in sospeso lo scorso anno a causa del Covid: fra le altre, al Maniero di Legnarello (Contrada di cui Musazzi fu capitano alla fine degli anni 60) il 21 aprile e alla rassegna letteraria presso la Fabbrica di Carta di Villadossola (Vco) il 26; inoltre, nel mese di maggio sarà riproposta a Busto Arsizio, all’interno della settimana BA Book, la mostra già allestita a Legnano.

Tanti aneddoti e immagini rare

Ricchissimo di aneddoti e di illustrazioni (fotografie, schizzi, bozzetti e testi originali) tanto belle quanto rare (come quelle pubblicate qui), “Felice di essere Musazzi” è una sorta di ultima opera involontaria del creatore del popolarissimo personaggio della Teresa. Per quanto abbiamo avuto modo di conoscerlo di persona, non si prendeva troppo sul serio; anzi, tendeva a minimizzare la propria “creatura”, come la fama e il successo che pure non gli sono mancati. A partire dalla fine degli anni Quaranta, quando attraverso i suoi testi e la sua compagnia la vita dei cortili approda sul palcoscenico con “E un dì nacque Legnanello”, passando un decennio più tardi all’applauditissima ribalta milanese con “Va là batel… ca sem su tuti”.

«Eravamo dei pover crist – ricordò Felice in un’altra intervista – con una grande bulèta, cioè una fame nera ma con un’infinita voglia di vivere e di dirci qualcosa che sostenesse la speranza. E anche di divertirci, mettendo in farsa i lamenti di tutti i giorni». Questo il contesto in cui l’attore e autore teatrale nacque il 10 gennaio 1921, a San Lorenzo di Parabiago, per trasferirsi subito dopo con la famiglia a Legnano nella curti di mila cü, così detta perché abitata da un miscuglio di persone di varia provenienza e parlata. Origini, ascesa e carriera – imprevedibilmente sbocciata in un campo di prigionia in Ucraina – sono ben ricostruite nel libro da Cristina Masetti e Luca Nazari, seguendo passo dopo passo una parabola umana e artistica che arriva fino al 1989, anno della morte, che impedì di mettere in scena la sua rivista «più bella», “Va là tranvai”.

Legnanesi fra i protagonisti della commedia all’italiana

Come osserva il critico Maurizio Porro nell’introduzione, «nel teatro popolare lombardo le figure coraggiose, inedite, manzoniane, trash della Teresa e della Mabilia, mamma e figlia di una famiglia tipo che non conosce età biologica perché si basa su contrapposizioni basilari, destinate a rimanere per sempre… Per virtù di Musazzi autore-regista di capacità notevoli, anche come attore (Strehler diceva che era la più brava attrice italiana, pare gli fece proposta di scrittura), i Legnanesi raccontavano sul palcoscenico quell’Italia minore socialmente, ma importante per quantità, sempre rimasta fuori dal nostro teatro che non ha mai avuto la commedia all’italiana».

Completo, accurato, gustosissimo, “Felice di essere Musazzi” non è un libro ma il libro su Musazzi. Da riprendere in mano e apprezzare a più riprese, proprio come le sue commedie e “Teresate”.

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