Non è Francesca… o forse sì. Busto Arsizio accoglie Piccinini

Non è Francesca… cantava Lucio Battisti

È forse meglio sostituire i tre puntini di sospensione con un punto interrogativo: “Non è Francesca?”
O meglio ancora: “Siamo così sicuri che Francesca sia la soluzione giusta per questa Unet e-work Busto Arsizio? E soluzione a cosa?”

Non vogliamo ergerci a tuttologi: l’onniscienza non è conoscenza che, anzi, si fonda su dubbi e domande. Quindi vogliamo solo esporre quelli che, allo stato attuale, sembrano i pro e i contro di un’affare che, giocoforza, divide la tifoseria, ma al contempo sta suscitando un grande interesse su Busto come non accadeva da tempo, dall’ingaggio di Diouf nel 2014.

Partiamo dal presupposto che nessuno saprà mai i veri retroscena che hanno portato all’approdo della “Divina” al PalaYamamay, nè ci piace parlare di gossip o dicerie dai quali ci siamo sempre chiamati fuori.

Di certo è un gran colpo mediatico con l’estrema visibilità e l’interesse social che una giocatrice come Piccinini si porta dietro: tutti i principali media nazionali (Gazzetta dello Sport, Il Giorno, Repubblica, Corriere, Sky, Mediaset…) se ne sono occupati. Questo si ripercuoterà in positivo su vendite di biglietti e merchandising e sull’attrazione degli sponsor.

A livello tecnico, ammesso e non concesso che la Picci non parta in sestetto base, la sua presenza alzerà di certo il livello degli allenamenti della squadra bustocca con i 6 contro 6 ben strutturati, senza ricorrere a cambi ruolo o all’impiego di ragazze del settore giovanile.

Innegabile poi che la sua esperienza internazionale e la mentalità vincente non potranno far altro che bene alla squadra di coach Lavarini e potrebbero persino aiutare a far crescere ulteriormente alcune giocatrici che hanno molto da imparare dalla sua professionalità.

Di certo quella dell’icona del volley rosa è una presenza ingombrante che non passa certo inosservata: dovranno essere abili società e tecnico a gestire gli equilibri sottili di uno spogliatoio che sin qui è parso granitico. Il pregio principale di questa Uyba è una coesione incredibile dentro e fuori dal campo con delle dinamiche perfettamente finalizzate alla causa, da non stravolgere.
Si dice sempre “squadra che vince non si cambia”: in effetti la numero 12 arriva sulla carta come back up di capitan Gennari, ma con il dichiarato intento di voler provare a giocarsi le carte in chiave Olimpiadi. Obiettivo unico di due giocatrici che si cambieranno fianco a fianco nello stesso spogliatoio, magari sgomitando: ma questi sono dubbi di Mazzanti, nemmeno più di tanto di Lavarini, anche se la leadership di Gennari – calatasi a 360 gradi nel progetto biancorosso – potrebbe risentire della presenza di una – piaccia o non piaccia – prima donna.

Dal punto di vista meramente sportivo, che in realtà è poi quello che interessa, Piccinini non sposta più di tanto gli equilibri, o meglio non avvicina troppo la Uyba a Conegliano e non garantisce margine sulle inseguitrici. Diverso il discorso in Coppa Cev o in Coppa Italia, dove una soluzione Piccinini sulla gara secca può essere molto efficace.

Di sicuro l’affaire Piccinini cozza con il tanto sbandierato progetto giovani (a partire da Bonifacio, Orro o Herbots sino ad arrivare al tanto acclamato Uyba&Friends): una giocatrice di 41 anni non pare infatti in target con chi ha fatto della linea verde un suo mantra. Ma le persone non si conoscono mai abbastanza: dietro le apparenze, si possono annidare altri… valori.

Chi vivrà insomma vedrà: intanto da oggi, quando Piccinini farà il suo primo allenamento sul taraflex del PalaYamamay (ore 16.30), i tifosi di Busto potranno godersi una giocatrice con un palmares infinito (1 mondiale, 5 scudetti e 7 Champions League) pronta a rimettersi in gioco a 41 anni per il sogno olimpico.

francesca Busto Arsizio Piccinini- MALPENSA24