Non tutte le crisi industriali finiscono male: in un libro il caso Tosi di Legnano 

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LEGNANO – Faceva un certo effetto vederli seduti tutti lì, fianco a fianco, allo stesso tavolo: sindacalisti, imprenditori e amministratori pubblici coinvolti in prima persona nella lunga, difficile e travagliata vicenda che ha interessato la Franco Tosi di Legnano da una crisi che pareva irreversibile, con più di 400 milioni di debiti accumulati, fino al salvataggio e alla prosecuzione dell’attività produttiva, che dura tuttora. Occasione di parlarne spalla a spalla, la presentazione oggi in Comune a Legnano del libro “Così si salva una fabbrica. Storia della Franco Tosi di Legnano” commissionato dalla Fiom-Cgil Ticino Olona (Meta Edizioni, 160 pp., 15 euro) al giornalista della Prealpina Luigi Crespi (nella foto sotto, da sinistra: Mario Principe, segretario Cgil Ticino Olona; Mirco Rota, funzionario Fiom Nazionale; Antonio Del Duca, segretario Fiom Ticino Olona; l’autore; Lorenzo Radice, sindaco di Legnano; Alberto Presezzi, attuale presidente della Franco Tosi Meccanica; e Andrea Lolli, commissario della Tosi in amministrazione straordinaria).

Il libro è la cronaca dei fatti dai primi licenziamenti su vasta scala nel 1987 alla dichiarazione di insolvenza del 2014, seguita dall’amministrazione straordinaria e fino al 2023, con l’annuncio che riprendevano le assunzioni e il ritorno degli investimenti.

«La Tosi è Legnano – ha osservato Crespi – e lo dimostrano i tanti presenti oggi (fra i quali l’ex sindaco degli anni delle trattative Alberto Centinaio, che ha ricordato il suo ruolo di «facilitatore», e l’allora presidente di Confindustria Altomilanese Giuseppe Scarpanda). Valeva la pena raccontare la storia del suo salvataggio perché è la storia di un’azienda italiana in crisi, impegnata in un settore strategico, che si è salvata ed è ancora dov’è stata fondata nell’Ottocento. La genesi del libro, pensato nel 2016 e tolto dal cassetto l’anno scorso dopo l’intervento di Grazia Corsetti (delegata Fiom e componente della Rsu della nuova Franco Tosi) alla commemorazione delle deportazioni del 1944, è stata complicata: perché lo è la storia, che si espone a tecnicismi sulle procedure sindacali; e poi perché i colpi di scena forse non sono ancora finiti dopo l’acquisizione ad opera di Presezzi, perché si è aperta la partita urbanistica. I protagonisti ci sono tutti, nessuno è stato omesso. E molti sono ancora affezionati alla Tosi, come dimostra la partecipazione alla presentazione».

Partita aperta sul Pgt

«Il salvataggio della storica fabbrica legnanese – ha esordito il sindaco Radice – è stato il risultato dell’impegno di tutta la città, che si è mossa insieme nel percorso di gestione della vicenda. Vogliamo che la Tosi resti a Legnano e resti quella che è nella fase produttiva. Questo è un momento di svolta: si apre una nuova partita di ambito urbanistico. La nostra volontà politica è quella di accogliere le osservazioni dell’azienda rispetto al Pgt».

«Meglio un’aiuola in meno e che la Franco Tosi rimanga quello che è e abbia delle opportunità – ha replicato il presidente Presezzi – Al sindaco, con cui ho un rapporto splendido anche se conflittuale, dico che la Tosi ha un valore sociale molto importante che va al di là delle proprietà: è il prodotto del lavoro di chi ci crede e fa girare il suo nome nel mondo ogni giorno. È importante non solo per Legnano ma per l’Italia». Sempre sul Pgt: «Altrove le aziende hanno all’interno hotel, ristoranti, abitazioni, parchi giochi: la città è entrata nelle aziende. A Legnano ci aspettiamo un dialogo aperto con la città, vorremmo fare un museo con ristorante e gli addetti alla produzione che illustrano i pezzi esposti e un auditorium a costo zero e aperti a tutti, ne discuteremo col sindaco nei prossimi giorni. 

«Sull’acquisizione – ha rimarcato Alberto Presezzi – non abbiamo mai avuto dubbi, fin dall’inizio credevamo nelle potenzialità della fabbrica e dopo 9 anni siamo ancora più convinti. Fra le sorprese, l’appoggio dei lavoratori. Non abbiamo grandi numeri, ma abbiamo una visibilità molto importante. Abbiamo prodotto 50 macchine di grandi dimensioni e reinserito nella produzione dopo molti anni i compressori industriali. Abbiamo ordini importanti e nel 2024 i numeri potrebbero addirittura divenire traboccanti. Mandate i vostri figli a lavorare in Franco Tosi, è questo che ci interessa». Presezzi si è quindi detto d’accordo con Rota sul fatto che «per far crescere seriamente la nostra industria si deve muovere il sistema Paese: «La concorrenza ha un nome chiaro, la Cina che finanzia i Paesi come l’Iraq perché comprino cinese, nonostante la qualità nemmeno paragonabile al prodotto made in Italy».

Lolli: «Missione compiuta»

«Il mandato ricevuto dal ministero era chiaro: la Tosi andava salvata – ha ripercorso Lolli, nominato nel 2013 commissario della Tosi in amministrazione straordinaria – perché parte del patrimonio storico, produttivo, emotivo del Paese. Sono arrivato in un clima di scoramento e con i capannoni dove pioveva dentro. La prima cosa che feci fu bloccare la cessione in affitto del ramo d’azienda. Poi individuammo un programma di cessione in base alle offerte. Ce ne potevano essere di migliori? Non ne sono arrivate». Quanto all’arrivo di Presezzi, «valutai molto positivamente il fatto che, dopo tante consultazioni, fosse un imprenditore locale e che quindi ci avrebbe messo la faccia. Abbiamo salvato il sito produttivo, le attività, la vocazione e perfino il marchio, cercando nel contempo di tutelare i creditori quanto più possibile. Il risultato è positivo, lo metto fra i successi della mia attività professionale».

Infine Rota, oggi funzionario della Fiom Nazionale, ha ricordato «la nostra posizione molto critica per com’è stata gestita la vicenda. Questa storia parla a diversi soggetti, a cominciare dal ministero, davanti a cui pochissime delle crisi portate si cono concluse con esito positivo. E siccome questa azienda lavora in un settore strategico come l’energia, ministero e Regione dovrebbero favorirne l’espansione sul territorio, sul piano industriale e su quello occupazionale. Ha le potenzialità per crescere, ma non può farlo da sola».

Fim Cisl polemica ancora prima dell’uscita

Alla viglia della presentazione del libro, in Tosi è girato un volantino molto polemico firmato Rsu-Fim-Cisl Milano Metropoli secondo cui «intende ricostruire in modo assolutamente parziale e ingeneroso la storia di chi ha salvato la fabbrica simbolo di Legnano». La Fim ricorda di aver promosso «fin dal 2015 l’accordo sindacale per il salvataggio della Tosi, affossato dalla propaganda politico-sindacale di chi, oggi, si presenta con la coscienza lavata a nuovo ed evidenti vuoti di memoria. Noi capiamo che tutto questo possa essere un fatto di opportunità e di presunta egemonia culturale. Ci spiace che attori importanti di quella vicenda si siano prestati allo spettacolino».

Critiche respinte al mittente da Crespi: «Sono citati anche loro e si dà merito anche a loro di quanto fecero. I sindacati si erano divisi sui piani di salvataggio, ma alla fine anche la Fim era contenta che la fabbrica si fosse salvava. L’editore del libro è la Fiom, che però mi ha lasciato piena libertà e quindi è totalmente imparziale».

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