PAGELLONE Mertens primo cavaliere di Corte, Romagnoli capitano del destino

Pagellone Mertens Romagnoli

 

10 MERTENS

Giocatore favoloso “Ciruzzo” il terribile, primo cavaliere alla corte di Re Carlo Ancelotti. Ha la magia tra i piedi. Non corre, ma pattina eppure non deraglia mai. Disegna traiettorie imprendibili che mandano in confusione i portieri avversari. Ne sa qualcosa l’estremo empolese costretto a inchinarsi tre volte di fronte al primo cavaliere azzurro

9 SPALLETTI

Toto Cutugno è in cantina. Ora c’è in panchina il Profeta di Certaldo. Quello che anche con mezza squadra a riposo non ha paura di uscire con le ossa rotte. Perché in questo momento lo spartito è chiaro a tutti. L’Inter è una squadra in missione e il Profeta la sta guidando come meglio non si potrebbe fare

8 NAPOLI 

Che meravigliosa sinfonia quella napoletana. Musica soave, elettrizzante. Un gioco di scintille e luci splendenti. Ti da sempre l’impressione di essere perforabile, ma poi ti mette all’angolo e diventa letale come il sorriso di Medusa

7 ROMAGNOLI

I milanisti e Gattuso in testa dovrebbero fargli una statua. In tre giorni ha firmato due gol di una pesantezza mostruosa. E’ l’uomo del destino rossonero. E’ l’uomo del destino di Gattuso. Lo ha strappato agli Inferi del licenziamento acciuffandolo all’ultimo momento dalle fiamme, portandoselo di forza sul cavallo al galoppo verso la Champions

6 IMMOBILE

E’ l’attaccante al quale la Lazio si è aggrappata con forza per regalarsi il sogno della Champions League. Quando le difficoltà aumentano ecco Ciro l’Immortale che sferra bordate da ogni parte del campo agguantando vittorie preziosissime. Trascinatore vero

5 ORSATO

Era al Var durante Fiorentina-Roma ed è incredibile che non si sia reso conto che Simeone, in occasione del rigore fischiato contro la squadra di Di Francesco, abbia cercato il contatto con Olsen allargando la gamba verso la guancia del Vichingo di Roma. Fallo di guancia, robe mai viste prima. L’arbitro non ha responsabilità perché a velocità normale il rigore è la giusta sanzione da fischiare, ma se c’è il Var ed è gestito così male allora torniamo pure alle calende e cancelliamo la tecnologia

 

4 DZEKO

Un giocatore come lui non può fallire un gol del genere. Sciagurato come Calloni. Da cigno e bruttissimo anatroccolo di Sarajevo. Anche peggio visto che il momento è quello che è: nero come la pece. Da due passi, davanti al portiere, con tutta la porta spalancata. Una palla morbidissima come una dolce caramella alla fragola. Con tutto il tempo del mondo. Eppure Edin “Cieco”, goffo come un novantenne, è riuscito nell’impresa di spararla altissima con Lafont già in preghiera e i compagni pronti a raggiungere la metacampo per far ripartire l’azione dopo il gol subito

3 OPOKU

Il difensore dell’udinese la combina grossissima quando al 95′, a partita ormai chiusa, crede di essere Ronald Koeman e palla al piede tenta goffamente di dribblare un paio di giocatori rossoneri, venendo uccellato come il peggiore Opoku. Sì perché il giovane difensore friulano non ha praticamente nulla dell’elegante olandese del Barcellona, leggendario per i suoi calci precisi e per la classe con la quale si muoveva. Opoku è una zavorra che fa fatica a direzionare il pallone anche tra birilli lasciati distanti qualche metro. Ancora peggio quando finge di essersi fatto male dopo aver perso in quel modo palla, regalando il vantaggio al Milan clamorosamente

2 MONCHI

Doveva essere il grande valore aggiunto della Roma. L’uomo arrivato da Siviglia con tutte le coppe al seguito. E invece è diventato una clamorosa zavorra. In due anni ha venduto Salah, Rudigher, Alisson per prendere Schick, Pastore, Cristante, spendendo decine di milioni di euro, praticamente buttati dal finestrino della macchina di Pallotta. In due anni ha azzeccato solo due acquisti: Under e Kolarov. Per il resto un disastro epocale. Un’apocalisse del calciomercato. Ma doveva venire da Siviglia Monchi per vendere Alisson, Salah? Sarebbe stato sufficiente anche l’ultimo fruttivendolo di Roma

1 VENTURA 

Nella vita bisogna avere l’umiltà di dire stop. Difficile proseguire quando sulla testa aleggia la maledizione di Ikea. “Sventura” alla terza sconfitta in tre apparizioni con il Chievo è l’emblema di un pensiero molto semplice: se sei protagonista di una faccenda epocale, come l’eliminazione dal mondiale, meglio deporre fischietto e cartelletta e accomodarsi in qualche studio televisivo a commentare le partite degli altri. Tanto lì un posto c’è sempre

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