Partito rossobruno: è la demagogia, bellezza

lodi alemanno rizzo
Gianni Alemanno e Marco Rizzo

di Massimo Lodi

Mentre di tutto s’avverte necessità, tranne che d’estremismo, si gettano le fondamenta d’un partito che di estremismi ne tiene insieme due. Avrà per nome Indipendenza Italiana e per leader Marco Rizzo, d’orgoglio neo-comunista, e Gianni Alemanno, di baldanza post-fascista. Idea: ricalcare lo schema che tanto giovò ai Cinquestelle delle origini, né con la destra né con la sinistra. Figuriamoci se col centro. Dunque deriva massima, populismo spinto, caccia alla rabbia degli ultimi, dei penultimi, di chi cova qualcosa contro qualcuno.

Bisogna superare, sostiene l’avventuroso tandem, i “vecchi schemi”. Perciò non stare con l’atlantismo della Meloni, che ha rinsaldato il rapporto con gli Usa e ricucito quello con l’Europa; e neppure con i gargarismi dialettici della Schlein, che il Rizzo accusa di deriva fucsia e radical chic, qualsiasi cosa voglia dire; e comunque mai con i “sì” e sempre con i “no”, nella logica di parteggiare per l’identità di ciascuno senza collocarla in un’identità collettiva.

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Massimo Lodi

Il partito rossobruno, così chiamato viste le origini dei fondatori, segnala predilezione per l’individualismo di massa, fenomeno montante nella civiltà digitale. Dall’uno vale uno di grillino conio all’uno pro uno di ultima generazione: io sono a favore di me stesso e basta. Percepito questo sentire diffuso, la coppia Rizzo-Alemanno annusa la possibilità d’utilizzarne la cifra (?) politica alle europee ’24. Occasione, fra l’altro, per mirare al bersaglio facile dell’Ue che spadroneggia e cavilla, opprimente/burbanzosa: esercizio in illo tempore praticato da chi ora premiereggia (Meloni) e si dà tono di “campista giusto” (Conte). Dunque vale ricalcarne il solco accentuando il carico antisistema d’una volta. Vale?

Vedremo. Ormai nulla sorprende, neppure l’intesa fra gli antipodi. Si gioca assai su disinformazione, incultura, superficialità e chissà che qualcosa non venga raccattato. Indipendenza Italiana teorizza l’esistere d’un diverso terzopolismo. Mica quello di Calenda-Renzi andato rumorosamente in frantumi. Invece quello dei ribelli tout court, propagandando il richiamo alla rivolta che né destra sociale né sinistra intellettuale sono riuscite da sole a promuovere. Forse insieme, sia pure per iniziativa di due non fortunatissimi reduci, ce la faranno? Loro ne sono persuasi. Esiste lo spazio per collocarsi oltre la Meloni e oltre la Schlein ed esiste il sogno che a compiere l’impresa (a cucire il filo dell’impossibile tela) sia un unico partito, non due. In fondo, ragionano Alemanno e Rizzo, è quello trasversale degli astensionisti: nessuno meglio dei renitenti al voto può essere attratto dall’Indipendenza Italiana nell’Italia dalle tante dipendenze qualunquistiche. Che non han creato/gonfiato A&R, e di cui però intendono profittare. È la demagogia, bellezza.

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