Il suicidio non assistito della Camera dei Deputati

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, qualcuno ha pensato che la sentenza della Corte costituzionale del 25 settembre 2019 in merito alla vicenda del DJ Fabo aprisse le porte all’aiuto al suicidio senza regole. Non è così. Al contrario la Corte ha ben fissato dei paletti molto precisi. Li ricordo in una breve sintesi: la presenza di una patologia irreversibile, la presenza di sofferenze fisiche e psichiche intollerabili, la presenza di trattamenti di sostegno vitale, la piena consapevolezza della persona, ed anche il giudizio da parte di medici del SSN e del Comitato di Bioetica competente per territorio. La Corte ha sottolineato come ogni persona affetta da una malattia inguaribile in fase avanzata abbia il diritto di entrare in un percorso di Cure Palliative che risponda ai suoi bisogni, come d’altra parte sancisce la legge n. 38 del 15 marzo 2010, una delle migliori leggi in Europa sulle Cure Palliative. Mi pare non poco. Ha inoltre delegato al Parlamento l’impegno per una legge sul fine vita che l’ethos della gente sente sempre più irrinunciabile.

Un cittadino comune pensa che dal settembre 2019, quando la Corte costituzionale si è pronunciata, ai nostri giorni ci sia stato parecchio tempo per pensare, riflettere, apparecchiare, discutere su un tema così delicato e difficile. Ricordo che sul tema del fine vita dal 2013 in poi ben otto proposte di legge sono state depositate in Parlamento. Bene, direte voi. È fatta. Invece no.

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Ivanoe Pellerin

La difficoltà dell’argomento avrebbe imposto un’attenta valutazione di tutti gli elementi in gioco ed un dibattito partecipato e approfondito, probabilmente un dibattito lungo e intenso. La Camera dei Deputati si è riunita il 13 dicembre proprio per discutere sul fine vita e ci si sarebbe aspettato che fossero presenti la maggior parte dei parlamentari, a parte i 99 assenti giustificati per le varie missioni. Una materia così difficile e delicata dovrebbe essere approfondita, analizzata a fondo, sviscerata. Fra i parlamentari vi sono esimi colleghi, medici capaci, sanitari di fama e politici che in passato si sono impegnati a fondo su questioni etiche di grande respiro. Ed io come voi mi sarei aspettato di vedere una gran folla. Invece no. Strano ma vero: erano presenti solo uno sparuto gruppo di rappresentanti del popolo. L’incredibile fotografia apparsa su alcuni giornali ha mostrato un’aula semivuota.

Certo, era lunedì e sappiamo che alcuni parlamentari giungono da lontano; inoltre era noto che la proposta sarebbe stata rimandata a data da destinarsi; in più le festività imminenti scoraggiavano l’avvio di un’intensa discussione su un argomento così complesso anche se sentito come urgente da molte persone che si sentono esposte sul confine d’ombra. Che diamine! Occorre comprendere: siamo o non siamo uomini (e donne) di mondo! Alfredo Bazoli (PD) relatore per la Commissione Giustizia e Nicola Provenza (5stelle) relatore per la commissione Affari Sociali hanno portato in un’aula quasi deserta il testo unificato delle n.8 proposte di legge che si sono avvicendate dal dicembre 2018. Ricordo che la prima di esse è stata presentata alla Camera dei deputati nella XVII legislatura il 13 settembre 2013 e mantenuta all’ordine del giorno per tutto questo tempo.

Il tema della vita e della morte, sostenuto più dai media, dalla cronaca, da fatti eccezionali che hanno suscitato discussioni ed emozioni in larga parte della gente, non ha trovato nell’aula che ha il compito di legiferare una giusta collocazione, un doveroso momento per cercare di comprendere, riflettere e condividere, per avvicinarsi anche di poco ai drammatici momenti che competono a ciascuno di noi, che in questo momento riguardano coloro che giacciono con il corpo esposto sull’abisso. Il vuoto dell’Aula ha dimostrato tutta la pochezza di questa classe politica e rinforzerà purtroppo la grande schiera di coloro che, insoddisfatti di questi eletti, voltano le spalle alle urne. Ma credo che questo in quell’Aula del 13 dicembre non interessasse nessuno.

Di certo un’occasione perduta poiché il tema del dolore e della sofferenza vuole molto di più di una semplice proclamazione di principi e di determinanti culturali, vuole una grande capacità di comprensione ciò che è difficile soltanto immaginare, di pensare ad una vita diversa e minacciata, di riflettere su come la vita può cambiare in pochi istanti e su come ci si possa trovare esposti in quella parte del mondo dove tutto è diverso.

Cari amici vicini e lontani, non rattristiamoci troppo. Consideriamo che in parlamento siedono 600 eletti che un tempo consideravamo brave persone e che oggi non sappiamo come definire. Seicento disperati che devono essere agli ordini di presunti leaders politici (ben lontani dalle figure di un tempo) per essere ricandidati, tenendo presente che hanno eliminato 300 seggi. Tolti molti scappati di casa, molti 5 stelle, e qualche “parvenu” di tutti i partiti, ma gli altri? Conosco in diretta molte degnissime persone che hanno cultura, competenze, capacità. Ma dove sono? Occorre uno scatto d’orgoglio, un rigurgito dell’amor proprio, un recupero della dignità del ruolo. E questo è un augurio per il nuovo anno.

Cari amici vicini e lontani, un tempo in merito alle sedute particolarmente rilevanti e significative i giornali pubblicavano l’elenco dei presenti e degli assenti. Sono convinto che sia un’abitudine da riprendere.

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