Pro Patria allo s…bando, il “Carletto Reguzzoni” torna al Busto 81

BUSTO ARSIZIO – Il dado è tratto, o forse il danno è fatto. Come prevedibile, previsto e persino preannunciato ad aggiudicarsi il bando per l’assegnazione del “Carletto Reguzzoni” sarà la neonata ASD Busto 81 Calcio. Dopo un estate di polemiche, scaturite dalla vendita del titolo di serie D da parte del Busto 81 al Città di Varese, il dirigente dell’Ufficio Sport del Comune di Busto Arsizio, dott Massimo Fogliani, nelle prossime ore – verosimilmente lunedì – svelerà dunque il segreto di Pulcinella, premiando la capacità di “fare rete” della società di patron Galli, a scapito delle relazioni presentate dall’Aurora Pro Patria 1919 della presidentessa Testa e dalle Pink Stripes Busto Arsizio della first lady Zanetti. Ma il verdetto, giunto al termine di un iter durato più di tre settimane, è destinato inevitabilmente ad alimentare ulteriori strascichi polemici ad una vicenda che ha interessato i salotti che contano della politica varesina, a conti fatti la vera vincitrice del bando.

Vincitori

Il Busto 81, che prenderà parte al campionato di terza categoria, esulta a mani alzate per essersi rimpossessato del suo campo, dopo averlo seriamente rischiato di perdere. Patron Gigi Galli tira un rigenerante sospiro di sollievo, vedendo premiata la sua strategia e la sua indiscussa forza imprenditoriale. Il deus ex machina Massimo Tosi, presidente dell’Assb, del Panathlon La Malpensa e probabilmente a breve dello stesso Busto 81, gongola a ragion veduta, ritornando al suo vecchio amore (da dove era stato allontanato) da assoluto trionfatore, dopo aver lasciato la San Marco. Ma la vera vincitrice di questa vicenda è appunto la politica di Varese, capace con i suoi uomini forti di riportare il calcio bosino in serie D, di ribadire l’egemonia sulla classe politica bustocca e di costringere Busto Arsizio – la prima città della Provincia, nonché la quinta della Lombardia – all’ennesimo inchino verso il capoluogo.

…e vinti

Ovviamente la principale sconfitta, oltre alla politica di Busto, è la Pro Patria, la cui centenaria e gloriosa storia ha avuto la peggio rispetto ad un club con nemmeno 100 giorni di vita. Uno schiaffo senza precedenti per i tifosi biancoblù, che avevano dimostrato tutto il loro disappunto verso una società che dopo aver strizzato l’occhiolino alla Solbiatese svestendo i colori biancorossi di Busto per quelli nerazzurri si è persino venduta al “nemico” varesino; ma soprattutto uno schiaffo, uno smacco (e forse persino un affronto) verso la presidentessa Patrizia Testa, sempre più sola e abbandonata al suo ineluttabile destino nonostante i tanti sacrifici compiuti per la squadra della città, di cui tutti si fanno belli all’occorrenza, per poi dimenticarsene nel momento del bisogno. L’onestà, la schiettezza e la schiena dritta evidentemente non pagano.

I rumors

In questa vicenda che, al di là delle diverse posizioni politiche, ha segnato una bruttissima pagina per la Città di Busto Arsizio (dove un campo è rimasto inutilizzato per tutto il mese di settembre) ne abbiamo scritte, lette e sentite di ogni: allenamenti autorizzati (da chi?) post fusione, striscioni da traditori, chiavi mai restituite, uffici utilizzati anche a settembre e chi ne ha più ne metta. Pensavamo che le bassezze fossero finite qui. Invece ci sbagliavamo, perché magicamente – oltre ai soliti scaricabarili (la “responsabilità” adesso finirà per ricadere sui funzionari e non su chi doveva avere il polso del territorio ed intercettare certe intenzioni) – sono già iniziate a circolare voci destabilizzanti. Quali? La prima dice che le Pink si sarebbero tirate indietro dal bando, quando in realtà la società di calcio femminile, conscia di aver fatto la migliore relazione facendo rete sia con la Pro Patria sia con il Busto 81, ha fatto semplicemente intendere di aver capito l’antifona, ovvero che parole, principi e valori sono importanti, ma non bastano. Ma la seconda, ancor più clamorosa quanto fuorviante, riguarda il diesse biancoblù Sandro Turotti che avrebbe appositamente redatto una relazione senza fare rete per evitare i costi della gestione dell’impianto di via Valle Olona. Niente di più falso, ovviamente, ma anche queste dicerie, messe in giro a regola d’arte, rendono l’idea di quanto la partita fosse ben più importante di un semplice campo da calcio.

Aveva ragione Colombo

In questa baraonda (dal nome di una rivista che a Busto faceva tremare la politica) in cui in molti, troppi, hanno preferito allinearsi al potere preferendo mettere la testa sotto terra, fortunatamente non sono mancate le voci fuori dal coro, come quella del capitano della Pro Patria Riccardo Colombo, un calciatore che, per meriti, ha girato l’Italia da Nord a Sud, da Torino a Salerno fra serie A e serie B. Ebbene il tigrotto di Bergoro, in tempi non sospetti, aveva già capito tutto: “Certe cose possono succedere solo a Busto“. Purtroppo è così: le giovanili della Pro Patria dovranno mendicare ospitalità ancora fuori dalla città. In attesa di un campo in sintetico, magari per le elezioni di maggio.

Pro Patria Carletto Reguzzoni Busto 81 – MALPENSA 24