Saluto romano su Facebook, 7 tifosi della Pro Patria a processo

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BUSTO ARSIZIO -E’ tornata in aula a Busto Arsizio la vicenda della foto del presunto saluto romano postata da un gruppo di tifosi della Pro Patria. L’immagine pubblicata su Facebook dei Tigrotti incappucciati che ne ritraeva alcuni intenti a fare il saluto a tre dita, altri con il braccio alzato aveva fatto il giro d’Italia. Nelle ultime ore in tribunale ha parlato uno dei giovani identificati dagli agenti del commissariato di Busto Arsizio. L’immagine rafforzò l’etichetta dei tifosi della Pro come militanti di estrema destra.

La politica non c’entra

“Non c’era nessun intento politico – ha detto il tifoso identificato dai poliziotti, davanti al giudice del monocratico di Busto Arsizio, Valeria Recaneschi – il tre era un saluto della Guerra dei Trent’anni o un gesto tipico dell’estrema sinistra negli anni di Piombo, ma dal mio punto di vista che sono cattolico, quel gesto simboleggia anche la Trinità”. “E’ stato fatto – ha aggiunto il tifoso, imputato a processo – in un momento di noia tra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa”. La partita incriminata è quella che la Pro Patria giocò contro il Renate: “Non c’era neanche la tifoseria ospite”. Il tifoso ha portato in aula anche il passamontagna utilizzato il 10 gennaio del 2016. “Erano cappelli – ha spiegato l’imputato – che avevamo fatto produrre da poco, destinati alla vendita ai tifosi per fare il fondo cassa per le trasferte. Erano neri, poi li facemmo biancoblù. Non avevano alcun significato particolare”.

Checco Lattuada, la figura chiave

A processo sono finiti in sette. Spicca in particolare la figura di Checco Lattuada, al tempo dei fatti consigliere comunale di centrodestra a Busto Arsizio. L’ex consigliere aveva già bollato la vicenda davanti agli investigatori che lo avevano ascoltato ai tempi come una “goliardata”, niente di più. Una “bravata” che però potrebbe costare loro molto cara.

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