Strage di Samarate, il pm chiede l’ergastolo per Maja. Il figlio: «E’ la pena che merita»

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SAMARATE  – Ergastolo per Alessandro Maja, il geometra di Samarate che il 4 maggio 2022 ha ucciso la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia ferendo gravemente il figlio Nicolò, unico sopravvissuto alla strage. E’ la pena richiesta dal pm Martina Melita questa mattina, 23 giugno, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Busto, presieduta da Giuseppe Fazio.

Ergastolo per Maja

Il pubblico ministero durante la requisitoria ha insistito sulla capacità di intendere e di volere. Ha contestato la crudeltà ma non la premeditazione. Ha chiesto ai giudici come pena l’ergastolo, più 18 mesi di isolamento diurno. In aula hanno parlato anche le parti civili, tra cui Stefano Bettinelli che cura gli interessi di Nicolò. Ha ripercorso tutto l’orrore causato dalla vicenda e ha ricordato come Maja in una notte abbia distrutto un’intera famiglia. Ha raccontato il dolore del giovane, i 100 giorni trascorsi in ospedale per riuscire a sopravvivere alla furia omicida del padre. Il legale ha parlato di danni morali oltre che fisici e accodandosi alla richiesta dell’accusa ha quantificato in circa 3 milioni di euro i risarcimenti per i famigliari delle due vittime.
Lo stesso Nicolò fuori dall’aula Falcone e Borsellino ha sottolineato come non creda al pentimento del padre e ritiene che sia giusto che paghi con l’ergastolo per quanto commesso.

La difesa

Ha puntato invece su un parziale vizio di mente, smentito però dalla perizia del tribunale, il difensore di Alessandro Maja, Gino Colombo. Ha chiesto che venga applicato l’articolo 89 oltre alle attenuanti generiche e all’esclusione dell’aggravante della crudeltà proprio in virtù dei problemi psichiatrici del suo assistito. L’udienza è stata aggiornata al 21 luglio per le repliche e la sentenza.

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