Si chiude un Baff che «parla a un pubblico sempre più vasto». E ora i “contro-premi”

BUSTO ARSIZIO – Anche l’edizione numero 21 del B.A. Film Festival passa agli annali, come una «tra le più partecipate degli ultimi anni – la definisce la vicesindaco e assessore alla cultura Manuela Maffioli – in cui il pubblico ha premiato non solo la qualità delle pellicole proiettate, che si è confermata davvero alta, ma anche la trasversalità dei temi affrontati e la multidisciplinarietà dei linguaggi adottati. Un Festival che parla a un pubblico sempre più vasto, dando la possibilità di vivere più da vicino la “Settima arte”, che intercetta sensibilità diverse, rimanendo però fedele a se stesso, senza cioè rinunciare al suo “cuore”, quello di offrire sguardi e punti di vista sul cinema, protagonista imprescindibile e destinatario di questo “atto d’amore” che Busto gli tributa, con grande passione, ogni anno». Insomma, in due parole, un successo.

I contro-premi

Ma prima di mandarlo definitivamente nel libro dei ricordi ci sembra doveroso rinnovare la tradizione, tra il serio e il faceto, dei nostri “contro-premi”. Eccoli (accompagnati dalle foto ufficiali del Baff di Matteo Scazzosi):

Premio “Hannibal” a Mare Fuori: L’ospitata dei quattro protagonisti della serie Tv del momento è stato il colpo a sensazione di questa edizione del Baff, ma l’ha anche in parte cannibalizzata, almeno mediaticamente e nell’immaginario collettivo, con tutto il cotè di problemi gestionali attorno all’attesissima performance nella sala di Cinelandia che ha probabilmente lasciato a casa molti fans delusi per il sold out istantaneo degli oltre 100 posti disponibili in sala. Alla fine però ha portato al Baff più gente di quanta probabilmente se ne era mai vista nelle ultime edizioni e, per dirla con le parole di Steve Della Casa in un’intervista a taxidrivers, «Mare Fuori è stata capace di mobilitare le coscienze e far sì che duemila ragazzi escano la sera della domenica non per andare in birreria, ma per farsi le foto con i protagonisti. Penso si tratti di un divismo positivo dietro il quale c’è l’apprezzamento nei confronti di una performance tutt’altro che banale».

Clara Soccini e “Cardiotrap” Domenico Cuomo al Baff

Premio “Signori si nasce” ai superospiti Marco Bellocchio e Jerzy Skolimowski: Sarà l’effetto di un festival “formato famiglia” come il Baff che sa mettere a suo agio anche i personaggi più importanti. Ma la presenza di questi due non più giovani “mostri sacri” del cinema europeo, oltre ad aggiungere altre due figurine di prestigio da mostrare nell’ormai immancabile sigla iniziale del festival, ha dato una grande lezione di umiltà e disponibilità ai tanti presunti vip di provincia che se la tirano. Bellocchio, che tra qualche settimana sarà sulla Croisette di Cannes, ha fatto un gesto inequivocabile con le mani alla Massimo Troisi quando il vincitore del concorso di corti sul palco ha parlato dell’onore di vederlo dal vivo in sala, mentre Skolimowski, che qualche settimana fa era a Los Angeles per la Notte degli Oscar con la sua nomination come miglior film straniero, nella conferenza stampa pre-apertura, dopo un primo momento di gelo con due risposte a monosillabi, si è messo a raccontare aneddoti e storie della sua lunga carriera come se fosse con quattro amici al bar.

Premio “Chi l’ha visto?” agli assenti: Saggia la scelta di collocare la serata finale in una location (il Lux di Sacconago) meno capiente del teatro Sociale per evitare di dare la sgradevole impressione della sala semivuota (come era successo un anno fa), verrebbe da chiedersi dove erano spariti i soloni che periodicamente invocano eventi culturali in periferia, salvo poi vedere più o meno la stessa gente spostarsi dal centro alla periferia quando una grande manifestazione come la serata finale del Baff viene organizzata a Sacconago.

Premio “Amnesia” alla politica non bustocca: Va bene che non sono più i tempi d’oro, ma il B.A. Film Festival rimane uno degli eventi culturali di maggior richiamo e levatura in provincia e forse meritava qualche attenzione da parte dei tanti politici della nostra provincia – non arriviamo a pretendere un assessore regionale alla cultura, che peraltro è di Gallarate – che sono soliti mobilitarsi in massa quando si inaugura una casetta dell’acqua. Rimarchiamo che i politici bustocchi (europarlamentare inclusa) non sono mancati, e non solo alla serata finale, con una menzione per il cinefilo Gigi Farioli ma anche per Chiara Colombo. Che poi questa amnesia collettiva fuori dai confini della città sia un ennesimo esempio di isolazionismo bustocco o una grave miopia di una classe politica che si sente ormai lontana dai riflettori elettorali è come la vecchia storia dell’uovo e della gallina.

Premio “Quella sporca dozzina” allo staff del Baff: Sono sempre in pochi, apparentemente anche sempre meno, ma riescono a produrre una settimana di grande cinema, che porta personaggi di spessore a Busto Arsizio con un budget che è più di dieci volte inferiore a quello che Steve Della Casa ha a disposizione per il Torino Film Festival. Certo, a volte commettono qualche errore, e magari sui social e con la comunicazione si potrebbe fare qualcosa di più (ma senza soldi da spendere non è semplice comunicare), ma paragonare l’edizione di quest’anno con quella speciale del ventennale, con tre premi Oscar tra i superospiti, sarebbe sbagliato, e per lo staff del Baff, come ripetono sempre il sindaco Antonelli e la vicesindaco Maffioli, c’è solo da esprimere gratitudine per il “miracolo” che riescono a compiere ogni anno, soprattutto negli ultimi dieci-dodici anni. E i soliti criticoni da salotto farebbero bene a farsi un giro nelle sale (si accorgerebbero di essersi persi appuntamenti di straordinario spessore come il documentario su Umberto Eco) invece di sputare sentenze sui social.

Premio “Highlander” alla sala Ratti di Legnano: Vera e propria ridotta del “popolo dei cineforum” tanto celebrato in questi vent’anni di festival. Proiezioni regolarmente “sold out” a prescindere dalla popolarità dei protagonisti in sala. Per dire, l’anno scorso c’era il notissimo Neri Marcoré, quest’anno l’emergente francese Ilies Kadri. Ma il Ratti è sempre pieno. Con buona pace dei puristi della bustocchità, forse il vero “cuore pulsante” di passione del Busto Arsizio Film Festival si trova proprio qui, all’ombra dell’Alberto da Giussano. E non è un male, anzi.

Premio “The last of us” a Simona Ventura: insieme al partner, sentimentale e professionale, Giovanni Terzi, è rimasta in sala ad assistere alla proiezione del loro documentario su Marco Pannella, a Cinelandia, fino alla fine, concedendosi al pubblico presente per raccogliere le prime impressioni sulla visione del docufilm. E facendo anche un po’ arrossire i vertici del Festival che, come peraltro succede spesso in queste occasioni, se n’erano andati via dopo la presentazione iniziale, abbandonandoli al loro destino. Che però non è stato cinico e baro, perché il “docu”, come lo chiama la Simona nazionale, è piaciuto molto e a lei e al suo futuro marito sono arrivati solo applausi e complimenti.

Premio “Io (non) sono un autarchico” a Luca Lucini e al cast di “Le mie ragazze di carta”: Il Michele Apicella del film d’esordio di Nanni Moretti diceva la celebre battuta “No, il dibattito no!”. Felicemente smentita, al Baff, dal regista Luca Lucini che, insieme all’attore protagonista Andrea Pennacchi e ad una parte del cast, si è prestato al dibattito con il pubblico del Fratello Sole alle undici di sera dopo la visione dell’anteprima del suo film. Questo è il vero Baff che si fa amare.

Luca Lucini e Andrea Pennacchi

Premio “Guidobaldo Maria Riccardelli” a Cortisonici: La sovrapposizione di date tra i due festival cinematografici della provincia, seppure in due città e con due pubblici in gran parte diversi, rimane una “boiata” pazzesca, per dirla alla Fantozzi. Dallo staff del Baff ci assicurano che le date erano state fissate con ampio anticipo, ma anche che lavoreranno per dialogare con gli organizzatori di Cortisonici. Lo speriamo per il futuro. Intanto il match di cinema tra film di genere e film d’autore è un’idea che anche al Baff avrebbe potuto funzionare: perché non copiarla?

Premi “Home Improvement” a Campus Reti: location elegante, da Fuorisalone, che impreziosisce gli eventi del B.A. Film Festival e li eleva in un’atmosfera da grande città. Una partnership da consolidare e valorizzare, come ha dimostrato la riuscita performance di Mario Lavezzi, che ha saputo attrarre un buon pubblico.

Premio “Lost in Translation” a Celeste Colombo: Ad un certo punto della conferenza stampa di Jerzy Skolimowski, che rispondeva in inglese con traduttore a fianco, si è indispettito perché il regista parlava da dieci minuti e la traduzione non arrivava. Poi da vero appassionato Celeste non ha mancato un appuntamento del festival come suo solito: se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Premio “La dolce vita” a Fabio Longhin: La torta “Baff” del premiato maestro pasticcere della Pasticceria Chiara di Olgiate Olona è stata la ciliegina finale della festa di fine festival, riuscita, al “Dieci” di Enzo Giuliano.

Premio “Missing” al dopofestival che non c’è più: Quanto ci mancano gli anni ruggenti delle ore piccole al vecchio “Melograno” di via XX Settembre o anche al “Millenote” di via Pozzi. Una tradizione che le giovani leve del festival – e chi se no? – devono impegnarsi ripristinare per ridare al pubblico del Baff un’occasione in più di respirare l’atmosfera del festival 24 ore su 24. Perché ritrovarsi al Burger King dell’ex Mizar dopo aver assistito al bellissimo documentario di Simona Ventura a Cinelandia non è da Baff.

busto arsizio baff contro premi – MALPENSA24