Ospedali di comunità, i dubbi e le richieste del sindaco di Somma Lombardo

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SOMMA LOMBARDO – È stato approvato ieri 11 ottobre dalla giunta di Attilio Fontana il progetto di localizzazione delle case e degli ospedali di comunità, ovvero le strutture di sanità territoriale che Regione Lombardia intende realizzare in attuazione del Pnrr e della revisione della legge sanitaria. Per il primo cittadino di Somma Lombardo Stefano Bellaria, componente del consiglio di rappresentanza dei sindaci all’interno di Ats Insubria, rischia di diventare l’ennesima occasione persa di dialogo con il territorio.

Sindaci non coinvolti

La localizzazione delle 16 case di comunità – 5 ospedali di comunità e 3 ospedali di comunità che avranno al proprio interno anche delle case di comunità – era stata preannunciata al consiglio di rappresentanza in una riunione con i vertici di Ats lo scorso mese. «Siamo stati informati ma non coinvolti, come invece è accaduto con i rappresentanti territoriali della provincia di Como per la definizione delle case di comunità», spiega Bellaria, chiedendo a Regione Lombardia maggiore coinvolgimento. «Vorremmo evitare di trovarci di fronte a decisioni calate dall’alto, perché i sindaci conoscono le reali esigenze del territorio, i bisogni sanitari e sociali, e per questo possono dare un importante contributo. Letizia Moratti, vicepresidente della Lombardia con delega al Welfare, in un recente incontro a Cassano Magnago si era detta rispettose delle autonomie locali. Voglio credere alle sue parole e per questo chiediamo di essere messi nelle condizioni di poter fare la nostra parte».

Ospedale di Comunità

Il nuovo assetto della sanità territoriale prevede che uno dei tre ospedali di comunità sia quello di Somma Lombardo. «Fa piacere per Somma, ma sia un’aggiunta dei servizi già esistenti, non una sostituzione», sottolinea Bellaria, da due mesi ormai impegnato in un serrato confronto con Asst Valle Olona per il mantenimento dell’attività chirurgica al Bellini. «Siccome si sta andando verso la cronicità e lungodegenza, a maggior ragione ha senso mantenere i servizi esistenti che già oggi sono orientati verso la popolazione anziana».

L’esempio di Cuasso

Anche Cuasso, infatti, diventerà un ospedale di comunità, ma non per questo si rinuncerà a realizzare al suo interno un grande centro della riabilitazione pneumologica a carattere universitario. Partendo da questo esempio, Bellaria fa presente che il nosocomio sommese «potrebbe diventare centro di riferimento per la riabilitazione, le patologie cardiovascolari (in particolare lo scompenso cardiaco) del diabete mellito e delle patologie remautologiche e naturalmente l’oculistica, chirurgia compresa. Per una volta alziamo l’asticella anziché abbassarla».

I posti letto

Nella sua vocazione di ospedale di comunità a Somma verranno ricavati 40 posti letto a bassa intensità. Da quanto si può capire finora, 20 troverebbero spazio nell’ex Inam di via Fuser, mentre gli altri 20 all’interno dell’ospedale. Ma non per questo, conclude Bellaria, si deve togliere qualcosa all’assetto attuale: «Faccio presente che all’interno del Bellini due piani sono occupati da una struttura per anziani da 60 posti letto, il Girasole, che sta cercando una nuova sede altrove. C’è dunque tutto lo spazio per insediare i nuovi servizi dell’ospedale di comunità senza togliere nulla dell’esistente».

Ospedali di comunità a Somma, Cuasso e Luino. Case di comunità: Lonate e Cassano

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