Tregua in Palestina, i bambini e una domanda: va bene così?

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Le foto dei bambini sequestrati da Hamas

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, la buona notizia è che da sabato 25 novembre prosegue lo scambio di ostaggi fra Israele e Hamas. Il gruppo terrorista ha fornito l’elenco delle persone che saranno rilasciate nella serata. Come da protocollo sono state informate solo le famiglie dei rilasciati. La buona notizia è che nella mattinata di questo sabato 25, quattro cisterne di carburante e quattro cisterne di gas da cucina sono state trasferite dall’Egitto alle organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite nel sud della striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah e destinate alle infrastrutture essenziali per l’aiuto alla popolazione della striscia. Di certo queste operazioni inducono un certo ottimismo che fino a poco tempo fa non poteva essere.

Siamo tutti contenti per la tregua che si sta affermando in Medio Oriente. Ma va bene davvero? Cari amici vicini e lontani, vi chiedo: 50 ostaggi israeliani contro 150 palestinesi. Dove sono quelli che parlano di proporzionalità? Vi ricordo che Israele ha reagito in modo più che proporzionale a quello che è avvenuto. Osservo che se Israele non avesse avuto la difesa aerea Iron Dome, una difesa originale antimissile realizzata in proprio per intercettare e neutralizzare missili e razzi a corto raggio, le faccende sarebbero andate in modo molto diverso con un’enorme quantità di morti e distruzioni nella terra israeliana. Infatti sono stati lanciati dalla striscia di Gaza 20.000 / 30.000 missili contro il territorio d’Israele che si è difeso molto meglio di quanto ha fatto Hamas che ha pensato solo alle faccende sue, a costruire i tunnel per km. e km. per uso militare nel sottosuolo di Gaza e certamente non ha minimamente guardato al benessere e alla sicurezza della popolazione.

Ma va bene davvero? Stiamo parlando come se fosse normale che i bambini, che sono stati rapiti nei loro kibbutz, che hanno visto sgozzare i loro genitori, stuprare madri e sorelle, macellare i vecchi donne e uomini, siano stati usati come scudi umani, siano merce di scambio, siano pesati come coloro che, imputati per aggressioni e omicidi, sono stati giudicati dai tribunali di una democrazia con tutte le garanzie che un paese occidentale offre e sono stati incarcerati. Noi alziamo le spalle quando apprendiamo che per questo commercio umano si tratti per 50 israeliani contro 150 palestinesi, avendo così conferma che gli ostaggi hanno evidentemente un peso diverso secondo la provenienza. Proporzionalità? Sono sbalordito quando sento le grida contro Israele che non si deve difendere se non in modo proporzionato, che non deve bombardare se non in modo delicato, che deve agire secondo le regole internazionali, come nella guerra attualmente in corso in Ucraina dove si sparano proiettili a salve e dove non si realizzano massacri su larga scala, dove non si deportano i bambini, che deve trattare con dei terroristi assassini. Ma in quale guerra si rapiscono bambini di pochi mesi per ottenere in seguito una tregua?

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Ivanoe Pellerin

In questi giorni, il messaggio che l’esercito israeliano ha fatto pervenire ai terroristi di Hamas è che i combattimenti proseguiranno secondo piani evidentemente preparati da tempo, fin dentro i cunicoli sotterranei, sopra o sotto qualsiasi edificio, sopra o sotto le pietre di Gaza City, dentro le fortificazioni edificate con i finanziamenti che dovevano servire per infrastrutture civili. Aver sigillato almeno 600 ingressi nei tunnel, secondo alcuni dati forniti dall’esercito di Israele, deve aver contribuito a facilitare le intenzioni per lo scambio degli ostaggi.

Molti commentatori sono convinti che il mondo occidentale non è ancora persuaso che Hamas abbia usato le strutture sanitarie come basi militari né che, prima di procedere verso l’ospedale Shifa di Gaza, lo Stato Maggiore israeliano abbia avvertito per tre settimane di seguito che i corpi speciali stavano per intervenire. Di certo si avverte, come ha ben sottolineato Giuliano Ferrara nell’editoriale di sabato 25 su Il Foglio, come tutto il “partito umanitario internazionale” stia facendo pressione su Israele affinché questa tregua diventi un “cessate il fuoco mascherato” e che la storia iniziata il 7 ottobre scorso finisca in un negoziato ininterrotto per salvare il resto degli ostaggi. A tutto vantaggio della sopravvivenza di Hamas. Secondo questa prospettiva, una pace eventuale renderebbe equivalente “l’aggressione fanatica islamista e genocida di Hamas e il grido via gli ebrei dal fiume al mare e la guerra in autodifesa di Tsahal.”

Al di là di ciò, al momento non sappiamo nemmeno se Mohammed Deif e Yahya Sinwar, i capi militari dell’organizzazione terroristica, decideranno per la prosecuzione dei combattimenti o per assecondare il tentativo di prolungare la tregua ed eventualmente non sappiamo quali condizioni potranno essere messe sul tappeto. Certo la pressione del Qatar e dell’Egitto, i facilitatori della tregua attuale, è notevole per proseguire su questa strada accompagnata di fatto dalla benedizione degli USA e dell’Europa.

Cari amici vicini e lontani, siamo tutti contenti per questa tregua ma, come potete constatare, i problemi sul tappeto sono davvero tanti ma non sono solo quelli che noi riteniamo essenziali. Ancora vi domando, ma va bene davvero?

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