Trenord, 16 scioperi in un anno e mezzo. Balotta: inaccettabile

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Quello di domenica 9 ottobre è il sedicesimo (16°) sciopero dei ferrovieri di Trenord da marzo dello scorso anno. Più di uno sciopero al mese. È l’undicesimo (11°) causato da una vertenza locale sui turni di lavoro dichiarato dalle rappresentanze unitarie (RSU) di Cgil Cisl Uil e dell’Orsa.

Trenord non è un’azienda normale e continua a dimostrarlo dalla sua nascita nel 2012. Nella storia sindacale è introvabile una vertenza così lunga in un settore (servizi pubblici) dove gli scioperi colpiscono i pendolari e cittadini molto meno gli scioperanti (basta il 3% delle adesioni per fermare tutta la rete). In nessun modo colpisce Trenord che continua ad essere giudicata benevolmente dalla Regione lombardia che ne è proprietaria e compratore dei servizi con i soldi dei contribuenti.

Tutto ciò nonostante la peggior puntualità nazionale e i recenti scivoloni della chiusura del passante milanese (che ha messo in crisi l’area metropolitana) e il ritiro dei nuovi treni “Colleoni” dalla Brescia Parma lasciando i vecchi e inquinanti convogli degli anni ’80. A far cessare l’immotivato conflitto sindacale non è neppure bastata la firma del rinnovo del contratto di categoria di qualche mese fa. Nonostante il contratto prevede un aumento salariale medio di 110 euro e un’“una tantum” di 500 euro relativa all’anno 2021. A cui vanno aggiunti 200 euro l’anno sul welfare sanitario, l’incremento dell’1% al mese a carico dell’azienda della quota destinata alla previdenza integrativa e un premio di risultato per il 2021 di 850 euro. Quale categoria oggi sigla i contratti e se li chiude li chiude con questi risultati? 

Dario Balotta
responsabile trasporti Europa Verde

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