Un anno fa il “paziente 1”, ora la speranza del vaccino: il Covid ci ha cambiato la vita

CODOGNO – Un anno fa il “paziente uno” di Codogno: un anno in cui la pandemia Covid ha stravolto le nostre vite. Era il 20 febbraio 2020 quando scattò l’allarme rosso per il primo caso di Coronavirus accertato in Italia. In pochi giorni con la prima zona rossa nel Lodigiano, il primo provvedimento del governo del 22 febbraio e l’ordinanza di domenica 23 febbraio con le restrizioni che ci avrebbero cambiato la vita «per 7 giorni», ma che poi hanno caratterizzato i successivi 366 giorni, e non solo. Per non dimenticare tutto quel che è successo, in occasione del 20 febbraio, proprio il giorno del “paziente 1”, è stata istituita la “Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario“. Che celebra anche quei medici, come il bustocco Roberto Stella, che nella battaglia contro il Covid hanno dato la vita.

Un anno dal 20 febbraio 2020

È trascorso un anno dal giorno che ha segnato per sempre la storia del nostro Paese. Mattia Maestri, “paziente 1”, era stato diagnosticato come contagiato dal Coronavirus grazie all’intuizione dell’anestesista dell’ospedale di Codogno Annalisa Malara ed era stato trasferito al Policlinico San Matteo di Pavia. Solo venti giorni dopo, l’11 marzo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarerà che è in atto una pandemia globale. Da qualche giorno, era l’8 marzo, la Lombardia era in lockdown, seguita poi dall’intero Paese. Restrizioni dure che proseguiranno fino al mese di maggio. Fino ad allora, i rischi del Covid erano stati da più parti minimizzati, si erano lanciate le campagne per non fermarsi, non si era ancora capita l’importanza delle mascherine e del distanziamento sociale, e nel frattempo l’epidemia aveva iniziato a colpire duro. Era il 18 marzo quando la colonna di blindati dell’esercito che trasportavano le bare a Bergamo diventò una delle immagini-simbolo del lockdown.

Le celebrazioni

Una targa in memoria dei medici e degli odontoiatri europei scomparsi per il Covid-19 «nel ricordo e nella memoria di tutti e per sempre» è stata svelata oggi, 20 febbraio, giornata nazionale dedicata a tutti i camici bianchi morti, all’ospedale di Codogno. La cerimonia, organizzata dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, si è svolta in contemporanea con Roma, dove la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha scoperto un’altra targa per ricordare i 326 camici bianchi italiani che hanno perso la vita. «È un anniversario solenne di riconoscenza e di consapevolezza – le parole della presidente del Senato Casellati – un’esortazione affinché non manchino mai risorse e sostegno da parte delle istituzioni».

Il ricordo di Roberto Stella

Nel corso della cerimonia, il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, ha ricordato che «il primo medico a perdere la vita è stato Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici di Varese e nostro stretto collaboratore. Da quell’undici marzo, giorno in cui il nostro compianto Roberto Stella ci ha lasciato, le bandiere della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri sono rimaste a mezz’asta in segno di lutto».

La speranza nei vaccini

«Il grazie va a tutte le donne e gli uomini da un anno impegnati oltre le proprie forze ed energie nella lotta per la vita – il tributo del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana – oggi questo ringraziamento si concretizza in una campagna vaccinale che ha l’obiettivo di riportare gli ospedali alla loro straordinaria normalità». Sono passati 366 giorni e i ritardi nella somministrazione dei vaccini rappresentano il principale freno al ritorno alla normalità, tanto che si torna a parlare di un nuovo lockdown soft contro i rischi delle varianti.

Fontana: «La Lombardia resta in zona gialla». Appello per far «arrivare i vaccini»

lombardia codogno coronavirus covid – MALPENSA24