Rebus vaccini: il pericolo di un altro flop

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Domenico Arcuri, commissario straordinario, con le mani giunte. Prega per il buon esito della campagna di vaccinazioni contro il Covid-19?

Ahi, ahi, ahi: i segnali che l’operazione vaccini stia per prendere una brutta piega cominciano ad apparire in tutte le loro inquietanti prospettive. Nonostante i proclami del governo e, per esso, del commissario straordinario Domenico Arcuri sull’efficienza organizzativa della campagna di vaccinazione, i precedenti non depongono per un risultato soddisfacente. Ci riferiamo a quanto sinora accaduto nella prima e nella seconda fase dell’epidemia, agli errori e alle indeterminatezze che le hanno caratterizzate in tutta Italia, con gli esiti che purtroppo conosciamo. Possiamo soltanto incrociare le dita, sperando che le notizie di queste ultime ore siano soltanto la spia di un momentaneo disorientamento generale rispetto all’acquisizione, alla distribuzione e alla somministrazione dell’antidodo, anzi, degli antidoti al Covid.-19.

Che qualcosa non funzioni lo dicono i titoli di prima pagina di Repubblica e del Fatto Quotidiano di sabato 2 gennaio. Il primo: Vaccini, si va troppo piano. Il secondo: Vaccini, ora l’Italia raddoppia le dosi. Da una parte, il giornale di Maurizio Molinari paventa un clamoroso ritardo; dall’altra, il quotidiano di Marco Travaglio annuncia un rifornimento più che sufficiente a coprire il fabbisogno della popolazione. Siamo nel bel mezzo del caos mediatico, dove anche una questione di urgenza sanitaria si piega alle appartenenze politiche o, comunque, alla contiguità all’esecutivo di Giuseppe Conte.

A completare il quadro arriva il Corriere della Sera che, sempre in prima pagina, a firma di Margherita De Bac, scrive: “Medici, farmacie, Regioni: chi avviserà i cittadini per prenotare il vaccino? La seconda fase inizierà non prima di marzo, ma il piano resta un rebus”. Messaggio inequivocabile: non c’è ancora nulla di certo. Tranne le passerelle di politici al cosiddetto V-Day di domenica 27 dicembre, giorno simbolico di inizio delle vaccinazioni. Nel frattempo leggiamo che in Israele sono già immunizzate un milione di persone, in Italia nemmeno 50mila. Per non dire dei Paesi europei, dove le vaccinazioni viaggiano spedite. Persino in Polonia. C’è solo da sperare che l’Italia esca alla distanza, che qualcuno riesca a raddrizzare la barca, passando dagli annunci alla concretezza. E, per tornare ai precedenti di cui sopra, non come per le vaccinazioni contro l’influenza, trasformatesi in larga parte in un flop.

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