Marco Manfrinati ha parlato per circa un’ora davanti al gip: «E’ stato aggredito»

Nella foto l'avvocato Fabrizio Busignani

VARESE – Assistito dal suo legale, Fabrizio Busignani (nella foto sopra), l’ex avvocato 40enne ha raccontato la sua versione dei fatti rispetto al massacro di lunedì scorso in via Ciro Menotti a Varese, dove Manfrinati ha aggredito a coltellate l’ex suocero Fabio Limido, poi deceduto per le ferite riportate, e ha sfregiato al volto l’ex moglie Lavinia, 37 anni, operata e ora dichiarata fuori pericolo.

Voleva costituirsi

Manfrinati, dopo essersi reso conto di ciò che aveva fatto alla ex moglie, avrebbe cercato di allontanarsi a bordo della sua auto, per andare a costituirsi. Ma a questo punto avrebbe trovato sulla sua strada l’ex suocero, che impugnando una mazza da golf avrebbe iniziato a colpire il veicolo. Poi l’aggressione risultata fatale per Limido, e ripresa dalle telecamere. Il Gip Alessandro Chionna ha convalidato l’arresto, nella sua ordinanza contesta a Manfrinati le aggravanti della premeditazione e dei futili e abbietti motivi. Il che, in caso di rinvio a giudizio, si tradurrebbe in una Corte d’Assise e in una possibile condanna all’ergastolo.

Legittima difesa

«Il mio assistito ha riportato delle ferite alla schiena, che sono documentate dai referti medici. E nei prossimi giorni dovrà essere operato», ha aggiunto l’avvocato della difesa fuori dal carcere Miogni.

«Ci sono ancora molte cose da chiarire in questa storia – ha precisato poi il legale – L’unica volontà di Marco Manfrinati era stare con suo figlio». L’avvocato è inoltre entrato nel merito dei dissidi tra gli ex coniugi per la gestione dei rapporti con il figlio nato dalla relazione: «il divieto di avvicinamento (a cui Manfrinati è sottoposto dall’estate 2023 per atti persecutori nei confronti della ex moglie e degli ex suoceri, ndr) viene applicato nei confronti della persona offesa, e il figlio di Manfrinati non è mai stato individuato come persona offesa in nessun atto processuale. Per quale ragione allora Manfrinati non aveva diritto di vedere il figlio? È una domanda a cui io non posso rispondere».

Il tema della relazione tra il 40enne e il figlio è rilevante anche per la Procura di Varese che sta coordinando le indagini sull’omicidio di Fabio Limido e sul tentato omicidio della figlia Lavinia. Risale al 2 maggio, meno di una settimana prima del massacro, il deposito di una consulenza tecnica d’ufficio disposta nell’ambito della causa di separazione tra Manfrinati e Limido, nella quale viene sollecitata l’interruzione dei rapporti tra il 40enne e il figlio. Per chi indaga, l’esito della consulenza potrebbe collegarsi alla furia omicida esplosa lunedì in via Ciro Menotti.

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