RIMINI – Di buon mattino salutiamo l’amico Gianni e affrontiamo la salita che da Terni ci porta a Spoleto. Non ricordiamo un inizio giornata senza salite. Ormai è un’abitudine acquisita, quasi scontata. La salita per arrivare alla bella città ducale, sulla sommità del Colle Sant’Elia, è lunga ma regolare.
Sulla scenografica piazza si affaccia il Duomo (Cattedrale di Santa Maria Assunta), con la maestosa facciata romanica a capanna, preceduta dal portico rinascimentale. L’interno, totalmente rimaneggiato in stile barocco, conserva bellissimi affreschi di Filippo Lippi e del Pinturicchio.
Nel nostro veloce passaggio, tra i tanti edifici che meriterebbero una sosta, ci ha colpito l’imponente fortezza della Rocca di Albornoz, famosa anche per la leggendaria presenza di Lucrezia Borgia, figlia del Pontefice Alessandro VI che la elesse, appena diciannovenne, reggente del Ducato di Spoleto.
Al maschio della fortezza, la torre centrale del castello di Spoleto rivolta verso la città, è rimasto il nome di Torre della Spiritata, forse in ricordo delle crudeltà e delle vendette della castellana.
Proseguiamo verso Foligno, con il disagio della viabilità umbra, in cui si incrociano superstrade ovunque ma non si trovano le strade. Lasciamo anche Foligno, dove sono ancora visibili i danni del terremoto del 1997, per imboccare la Via Flaminia in direzione Fano, superando anche il Passo della Scheggia.
La gamba gira e sull’asfalto si vola
Il Console Caio Flaminio diede inizio alla costruzione di questa arteria, la prima e più importante che doveva condurre a Nord, nel 220 a.C. Iniziava da Porta Flaminia, oggi porta di Piazza del Popolo, e raccordava (come ancora avviene) il Tirreno con l’Adriatico a Fano, per poi proseguire verso Rimini. Il Console volle che la Porta di Fano ricalcasse le fattezze di quella di Piazza del Popolo.
Concludiamo la nostra giornata constatando che, dopo tanto sterrato, l’asfalto ci ha fatto scoprire di avere una buona gamba: siamo in anticipo sulla tabella di marcia. Stiamo “volando”.
A domani.