VISTO&RIVISTO La forza della fantasia.Terapeutica e universale

di Andrea Minchella

VISTO

DUMBO, di Tim Burton (Stati Uniti 2019, 130 min.).

Progetto ambizioso e ben riuscito per l’autore più visionario degli ultimi trent’anni. Legato da un indissolubile cordone ombelicale alla tenera e rassicurante Walt Disney Pictures, per cui ha disegnato molto all’inizio della sua carriera, Tim Burton decide di renderle definitivamente omaggio con una delle storie più emblematiche e toccanti che la casa di produzione americana abbia mai creato. La fiaba, scritta e ideata negli anni trenta per la dimostrazione di un giocattolo interattivo, colpì subito il brillante Walt Disney che negli anni quaranta decise di trasformarlo in un suo prodotto. Inizialmente destinato a diventare un cortometraggio, “Dumbo”, che arrivava dopo il flop planetario di “Pinocchio” e“Fantasia”, divenne presto un pilastro dell’azienda, entrando immediatamente nell’immaginario collettivo di bambini e adulti di tutto il mondo.

Burton prende questa semplice ma iconografica storia sulla diversità e la trasforma in un quasi sempre equilibrato film di animazione degno delle tecniche visive più innovative del ventunesimo secolo. Rendendo omaggio ai grandi visionari del cinema mondiale, come a Fellini e al suo circo sgangherato ma terribilmente umano, e come a Spielberg e al suo mitografico E.T., Burton rende il nuovo Dumbo, anche grazie all’immancabile compositore Danny Elfman, uno dei suoi personaggi meglio riusciti: da Edward a BeetleJuice dalla Sposa Cadavere a Dumbo, appunto, Tim Burton dà voce agli ultimi e ai diversi, a quelli su cui nessuno punterebbe un penny, ma che, dopo una serie di vicende tristi e toccanti, riescono a esprimere la grandezza della loro anima, nascosta spesso tra le pieghe di un corpo poco rassicurante e nudo testimone di numerose sofferenze.

Leggermente sbavato sul finale, questo “Dumbo” 2.0 rinfresca, con le giuste dosi di ingredienti che compongono una fiaba, un classico Disney che, comunque, pur con i suoi ottant’anni, risulta ancora originale e moderno grazie anche alla sua estrema e universale semplicità, fortemente voluta da Disney e dai suoi collaboratori dell’epoca. Da segnalare un bravissimo Danny De Vito, che sembra aver atteso tutta la vita per interpretare il direttore poco autoritario e molto umano del circo in cui tutta la vicenda si svolge.

 

RIVISTO

EDWARD MANI DI FORBICE, di Tim Burton (Edward Scissorhands, Stati Uniti 1990, 105 min.).

La favola delle favole. A metà tra “Frankenstein” e“La Bella e La Bestia”, “Edward Mani di Forbice” è la storia perfetta, è la storia in cui tutti noi ci siamo riconosciuti, è una delle più intense e commoventi storie di amicizia, di amore, di fratellanza.

Pur avendo avuto un tiepido riscontro di pubblico al momento della sua uscita, questa favola, ambientata in una colorata quanto grigia periferia americana, divenne ben presto una leggendaria ed estremamente simbolica favola moderna, esempio molto didascalico e quasi dogmatico per tanto cinema che sarebbe stato prodotto in futuro. Le musiche di Elfman, l’interpretazione perfetta di Depp e la zuccherosa cittadina americana anni cinquanta in cui Edward viveva la sua grandiosa esperienza, resero questo progetto come il miglior film in assoluto di Burton, che, ancora oggi, nelle sue pellicole, ricerca ossessivamente quella irripetibile e quasi magica perfezione.

Burton girò questo film usando registri stilistici degli anni cinquanta, sessanta ed ottanta mischiandoli fra loro, e dando vita ad una narrazione nuova ed originale, che si mischiava perfettamente con una ritmica moderna ed avvincente. Questa favola, come le migliori invenzioni della fantasia, possono essere raccontate all’infinito, ed ogni volta rappresenteranno qualcosa di nuovo e mai ascoltato prima.

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