VISTO&RIVISTO L’acqua come elemento onirico e spirituale

minchella cameron avatar

di Andrea Minchella

VISTO

AVATAR- LA VIA DELL’ACQUA, di James Cameron (Avatar: The Way of Water, Stati Uniti 2022, 192 min.)

Acqua. Acqua. E ancora acqua. James Cameron dopo 13 anni ci riaccompagna sul pianeta Pandora e ci immerge letteralmente sott’acqua, facendoci scoprire un mondo ancora più magico e intrigante della terra ferma. La tecnologia usata per realizzare “Avatar” nel 2009 si rinnova e diventa ancora una volta sbalorditiva. Cameron filma gli attori intenti a nuotare in un oceano immaginario ma che ci rimanda ad un “Eden” che tutti noi vorremmo poter visitare almeno una volta.

“Avatar- La Via dell’Acqua” ci racconta degli sviluppi della famiglia, allargata e quasi multi etnica, del “marine” – umano Sully, il cui avatar ormai si è stabilito su Pandora. Proprio Pandora, in questo secondo capitolo, diventa per gli umani una possibile meta da colonizzare a causa di una sempre maggiore impossibilità di vivere sulla terra (mai tema fu tanto attuale!). Su Pandora, però, la comunità dei Na’vi non vede di buon occhio i progetti degli umani e comincia una sorta di rappresaglie che iniziano a costare un numero considerevole di perdite di vite umane. E così gli avatar di un manipolo di soldati americani viene mandato su Pandora alla ricerca di Sully per ucciderlo e per togliere ai Na’vi un valoroso guerriero che possa contrastare l’invasione umana. Sully, dunque, con la sua famiglia è costretto a scappare e a rifugiarsi presso un’altra comunità di Pandora, gli Metkayina, che vive in una sorta di “Eden” acquatico tra pesca, riti e giochi. L’arrivo di Sully e della sua famiglia porterà scompiglio e il presentimento che prima o poi anche da loro potrà arrivare la violenza umana. Prima della battaglia “finale”, Cameron ci accompagna fin dentro la fauna e la flora marina che fanno da cornice alla barriera corallina abitata dai Metkayina. Un’esperienza davvero unica e quasi spirituale.

Cameron realizza un film le cui attese sono molto elevate. Il rischio di una ripetizione “clonica” è sempre molto alto. Ma il regista canadese anche questa volta stupisce tutti. E ci regala un’esperienza forse troppo lunga, ed in certi punti poco avvincente, ma comunque unica e potente, che trasforma completamente il modo di raccontare una storia. Ciò che vediamo, e che diamo per scontato, non esiste. È il frutto di una mente e di un “pool” di creativi che danno vita ad un mondo ed ai suoi abitanti come un Dio laico che crea qualcosa che rimarrà per sempre. Pandora, le sue piante, gli animali, gli abitanti, e tutto il mondo marino che ci viene svelato in questo secondo capitolo sono il frutto di uno studio scientifico zoologico, botanico e antropologico che fa rimpicciolire le più antiche università del mondo. Ogni animale, ogni pesce, ogni fiore, vengono descritti tridimensionalmente e diventano bagaglio di esperienze vere di ogni spettatore. Ogni pianta e ogni pesce hanno un nome, una storia, una vera e propria “patente” biologica. Cameron non mente, non cerca scorciatoie, ma costruisce il suo mondo come un puzzle composto da miliardi di pezzi. Tutti controllati, certificati e diversi l’uno dall’altro.

L’acqua, che è un elemento centrale della la filmografia di James Cameron e anche della sua vita, diventa qui una sorta di liquido amniotico in cui nuotiamo e respiriamo come quando eravamo nel grembo materno. La sensazione, spesso, è quella di essere cullati nell’acqua in cui spesso la vicenda si svolge. Cameron, quasi ossessionato dal potere dell’acqua, trasforma questo secondo capitolo in una sorta di enciclopedia del cinema che ha influenzato la sua creatività e la mente di molti spettatori che assistono a questa straripante esperienza. In “Avatar- La Via Dell’Acqua” ritroviamo sequenze di “Pinocchio”, di “Apocalypto”, di “King Kong” e della “Storia Infinita”. Cameron, poi, rende omaggio all’amico Spielberg con una scena quasi fotocopia del primo “Lo Squalo” in cui la cinepresa dal profondo del mare si avvicina velocemente e minacciosa all’ignaro bagnante. Cameron poi si autocita rielaborando momenti e immagini dei suoi “The Abyss”, “Titanic” e “Terminator”.

Cameron realizza un film “giovane” che è pronto per essere divorato anche dagli adolescenti. La sceneggiatura, infatti, cerca di ricreare stile e grammatica propri dei “teen agers” che diventano la nuova generazione dei Na’vi che popoleranno i prossimi capitoli di “Avatar” le cui uscite al cinema sono state già decise.

Cameron riesce anche a mettere al centro della vicenda una famiglia allargata, composta da figli biologici, adottati e di diverse provenienze. Ciò che nella realtà è ancora una barriera culturale e sociale, sul pianeta di Pandora non sconvolge nessuno. Anche per questo “Avatar 2” è un’opera gigantesca, futuristica ma molto più contemporanea di quanto si possa immaginare.

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RIVISTO

AVATAR, di James Cameron (Stati Uniti 2009, 162 min.)

Dopo “Titanic” James Cameron alza di nuovo l’asticella riscrivendo completamente la grammatica e lo stile del cinema di fantascienza.

“Avatar” è la nuova frontiera della tecnologia e della scrittura di fantasia. Cameron costruisce un mondo che sembra vero e che diventa metro di misura per il cinema che verrà. Molto più di una fiaba, “Avatar” diventa il luogo dove ogni sogno e desiderio possono avverarsi. Per davvero.

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