Vittorio Introini, quando l’architettura si declina con l’arte

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Vittorio Introini: uno studio prima della fase progettuale

Durante un viaggio in auto verso Venezia, Vittorio Introini (scomparso a 88 anni) ci distrasse dalla sua pessima guida con una lezione sul concetto del bello.  All’isola di San Giorgio c’era una mostra dedicata a Francesco Guardi e, prima di mettere piede nelle sale dell’esposizione dedicata al pittore settecentesco, sapevamo tutto sui vedutisti veneziani e, naturalmente, sulla “bellezza” in senso filosofico. Raccontiamo questo episodio soltanto all’apparenza marginale perché, invece, descrive subito lo spessore dell’uomo.

Un intellettuale di alto profilo, l’architetto Introini, che ha onorato la sua città, Gallarate, con un impegno professionale che trovava legittimazione nello studio continuo, nella ricerca, nella storia come punto di riferimento insostituibile per progettare, disegnare e, in un certo senso, dare sostanza ai sogni. Se parli di cultura, quella vera, con la maiuscola, non puoi prescindere dal ricordarlo tra i maggiori interpreti del sapere come segno distintivo, indiscutibile e riconoscibile. Come riconoscibile è la sua produzione di architetto, edifici privati e pubblici, complessi residenziali che individui subito in mezzo alle vaste, spesso confuse e pasticciate proposte architettoniche degli ultimi cinquant’anni.

Introini non lasciava nulla al caso: pensava, disegnava, progettava. E non c’era bisogno firmasse i suoi interventi: bastava, basta il colpo d’occhio. Al di là delle discussioni che le sue idee progettuali hanno suscitato e ancora suscitano, come sempre accade a chi gira al largo dal conformismo e dalla mediocrità.

Professore al Politecnico di Milano (che gli ha dedicato una mostra personale, come si riserva ai grandi), ci ha regalato anche una vasta produzione nel design e nell’arredamento. Oggetti che sarebbe riduttivo definire semplicemente mobili, poltrone, tavoli, librerie. Arte, non c’è dubbio. Arte nel segno grafico, nella forma e nelle forme più nobili e significative. Arte calata nella quotidianità di abitazioni, luoghi d’incontro, opifici e via elencando. Ecco, parlando di lui non è possibile dimenticare tutto questo, che si declina con una immensa conoscenza degli argomenti che ha affrontato. Fino a rendere difficile il suo eloquio e la sua scrittura, per nulla popolare e divulgativa a tutto tondo. Non a caso negli anni in cui ha presieduto la biblioteca civica di Gallarate, l’attività culturale si è elevata di molto, spiazzando gli utenti con eventi di grande caratura e incontri di livello universitario. Ma non poteva essere diversamente, né egli avrebbe consentito di appiattire la biblioteca a un presidio del “poco” o, peggio, del “nulla”, come spesso era accaduto in passato.

Nella suo impegno pubblico, Vittorio Introini ha presiduto la commissione paesaggistica del Comune di Gallarate e ha dedicato tempo e competenze anche ad altre amministrazioni civiche. Sempre con rigore e serietà, nel tentativo di nobilitare il contesto urbano. Le stesse cifre, il rigore e la serietà, che caratterizzano la sua biografia, che riassume i lavori e gli studi di un lungo, affascinante percorso. Il titolo del volume è la sintesi della sua stessa esistenza: “L’album di una passione”. Lo presentò esattamente un anno fa a Malpensa24 TV, ne discusse con Andrea Della Bella, spiegando, illustrando, argomentando. Con quella stessa passione che lo ha accompagnato per gli 88 anni della sua vita. Gallarate e Samarate, (la sua città d’origine, che ospita lo studio d’architettura) hanno ora l’onere morale di rendergli omaggio, senza scuse e con convinzione.

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