«Sussidi, fundraising, donazioni. Ecco come sostenere lo sviluppo di Volandia»

È stato recentemente presentato un progetto di ampliamento del museo che prevede diversi interventi “ immobiliari”.

Queste alcune mie considerazioni.

  • Perché non si dice chiaramente all’operatore che presenta il progetto, se, al di là delle difficoltà “tecniche”, la presa di posizione della parte “politica” è contraria o favorevole? Perché è ovvio che, se la parte “politica” è contraria al progetto presentato, è inutile procedere con le questioni tecniche. Ma se fosse favorevole, sappiamo tutti che si dovrebbero iniziare le procedure tecniche che potrebbero portare sia all’approvazione che alla bocciatura del progetto stesso.
  • La questione è dunque, prima di tutto “politica”.

Poi qualcuno dovrà anche, prima o poi, porsi il problema del perché questa fondazione, questo museo, ogni 2 o 3 anni, va alla carica delle istituzioni per chiedere di cementificare le proprie aree verdi per sostenere economicamente la sua attività. Forse dirsi che qualcosa non funziona nella gestione del Museo, potrebbe aprire ad una discussione sul futuro di questo luogo. C’è veramente la capacità di gestire economicamente quella struttura? C’è un progetto scientifico e culturale in grado di essere sostenuto? Ci sono le persone giuste per farlo?

C’è una interessante tesi del 2020 dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nel corso di Corso di Laurea Magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle attività culturali: “I risvolti economici nella gestione delle istituzioni museali” (Relatrice Prof.ssa Valeria Maggian, Laureanda Mara Carboni), dove si fa la disamina delle diverse modalità con cui i musei nel mondo (Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Italia in particolare) si tengono in piedi: si parla di sussidi, di foundraising, di donazioni, ma anche di affitto dei locali ad uso di attività private (perfino feste o matrimoni), o di presenza di attività economiche all’interno (bar, ristoranti e merchandising), ma mai si parla di attività “immobiliare”, di costruzioni di parcheggi a pagamento o di alberghi. Mi sembra una cosa piuttosto chiara.

E infine c’è il tema della concorrenza con le attività esistenti sul territorio come i parcheggiatori e gli alberghi. Al di là del mancato pagamento degli oneri di urbanizzazione, che non sarebbero dovuti in aree a Standard, come è effettivamente un’area museale, c’è anche la volontà espressa dalle varie amministrazioni, in particolare attraverso i propri PGT, di non voler ampliare ulteriormente le aree a parcheggio a pagamento dedicate alle attività aeroportuali.

Tornino, le Amministrazioni locali, ad essere protagoniste dei progetti di sviluppo e tutela del proprio territorio, senza lasciare a terzi la possibilità di fare quello che vogliono “in casa nostra”.

Jimmy Pasin
(Rete Comitati Malpensa)

volandia sviluppo jimmy pasin – MALPENSA24