Luigi Zocchi (Fratelli d’Italia) “prescrive” la sua ricetta per una Varese più felice

Varese Luigi Zocchi

VARESE Luigi Zocchi, candidato come indipendente nella lista di Fratelli d’Italia, sa che deve giocare una partita da protagonista nell’urna elettorale. Sa che sul suo nome ci sono molte aspettative in termini di consensi personali. E sa che deve remare un po’ controcorrente, e un po’ contro le rivalità interne di chi, a differenza sua, ha in tasca tessera e lunga militanza nel partito oggi guidato da Giorgia Meloni.

Luigi Zocchi sa tutto questo. Ma resta umile e non fa un plissé quando parla (e ne parla!) del trambusto che ha creato la sua candidatura prima da papabile candidato sindaco del centrodestra e poi in Fratelli d’Italia. Perché il presidente nazionale di Federfarma è fatto così: convinto delle sue idee, per la città e per la politica. «Coerente con i miei principi» che, dai Liberali dei tempi di Piero Chiara ai Fratelli di oggi, passando per Lega («anche se non mi sono mai tesserato») e Forza Italia, «sono sempre stato di destra». E quando si entra nel merito delle idee per Varese cita Lucio Battisti: «Il mio approccio alle problematiche è “metodo scientifico: osservazione, analisi ed esperimento”. La canzone è “È già”».

Luigi Zocchi, lei ha detto che il suo cuore da sempre batte a destra. Questo però non è bastato per mettere a tacere i malumori nel momento in cui si è candidato con Fratelli d’Italia. Alla fine ha preso la tessera del partito della Meloni? 
«No. Sono in lista come indipendente e senza pretendere posizioni. Anzi, ho rinunciato anche al ruolo di capolista per evitare di toccare equilibri già esistenti e mortificare le ambizioni di chi, da anni, sta lavorando per il partito e ha dato un contributo per farlo crescere».

Per come sono andate le cose, Fratelli d’Italia, anzi il Circolo Tricolore è stato l’unico a credere in maniera convinta a una sua candidatura. Quanto ha pesato sulla sua scelta finale?
«Prima di tutto va detta una cosa: qui ho trovato amici con i quali ho lavorato per anni. Ed è vero che mi hanno cercato un po’ tutti. E prima di tutti Forza Italia. Poi le cose sono andate in un altro modo. Anzi un modo che non ho proprio capito. E devo dire che Mariella Meucci ha fatto tanto per la mia candidatura. Mi ha aperto contatti con Mario Mantovani e Daniela Santanché con i quali ho parlato a lungo e mi hanno convinto».

Dando vita però a un derby interno ai Fratelli. Quanto avverte questa rivalità casalinga? 
«Non sto a dare importanza a queste cose. Ci sono gruppetti che sparano le loro frecciatine, però voglio stare fuori da questi giochi e pensare solo alla mia campagna elettorale. E voglio “portare acqua” al partito prima che a me stesso. Come del resto stanno facendo tanti esponenti di Fratelli d’Italia».

Le aspettative sul suo risultato elettorale non mancano e lei lo sa. Non sente il peso di questa responsabilità? 
«Lo so perché me lo dicono gli altri, E io rispondo che i voti prima di contarli bisogna prenderli. Quindi calma e gesso e sotto a lavorare».

Insomma, continua a “nascondersi”. Ma c’è chi dice che il suo obiettivo sia fare un pieno di preferenze da giocare non a Palazzo Estense, ma su uno scenario politico di respiro nazionale o regionale. Qualcuno dice che le piacerebbe tornare a fare il senatore. E così? 
«So che si dice anche questo. Diciamo che se il mio risultato elettorale dovesse essere in linea con le attese, darò la mia disponibilità non tanto per una candidatura al Senato, bensì per una Commissione o un organismo istituzionale che si occupa della mia disciplina. Non nego, visto anche l’importante posizione che ricopro in Federfarma, che mi piacerebbe mettere in gioco le mie competenze, la mia esperienza e dare voce alla categoria che rappresento su tavoli progettuali».

Come dice lei i voti si contano dopo averli presi. Fratelli d’Italia però è lanciatissimo. Quali percentuali si aspetta qui a Varese? 
«Il primo obiettivo condiviso da tutto il centrodestra è vincere al primo turno. Solo così eviteremo di contrattare con altri e potremo governare la città secondo i principi e i progetti con i quali ci presentiamo ai varesini. Sulle percentuali di partito sono in linea con la prudenza di Andrea Pellicini, che ha fissato un obiettivo “più umano”: andare in doppia cifra. Diciamo che arrivare al 15 per cento mi farebbe felice».

Quando ha presentato la sua candidatura con Fratelli d’Italia ha palato di una “Varese più felice”. Lei che nella vita professionale di ricette ne ha viste tante, ci dà la sua per la città? 
«E’ una ricetta complessa, perché la felicità non è data da un solo elemento. Prima di tutto il lavoro. E Fratelli d’Italia in tal senso sta portando avanti un’importante attività nelle periferie di Varese. Detto questo credo che si debba intervenire subito per ridurre il degrado. Maggior cura di strade e piazze, ma anche recupero degli immobili degradati. E questo significa ridare vita a edifici e zone abbandonate, che negli anni sono diventati ricettacolo di degrado urbano, ma anche sociale. E qui entra il secondo elemento: la sicurezza. Restituire decoro, senza consumare suolo, significa rendere Varese più sicura».

Il problema resta “come fare”, non crede?
«Il problema è recuperare il tempo perso in in questi anni. E non solo negli ultimi cinque. A Varese sono state fatte scelte, anche dalle amministrazioni di centrodestra, che non ho condiviso. E poi accanto al tema del recupero urbanistico c’è, come dicevo, quello della sicurezza. E qui oltre all’amministrazione devono entrare in campo le forze dell’ordine. Occorre un coordinamento maggiore e un’amministrazione deve saper aprire e condurre un dialogo costante con gli operatori della sicurezza. Un dato sotto gli occhi di tutti: in città ci sono strade dove, appena cala il buio, c’è da aver paura a camminare da soli. E questo non è accettabile»

Lotta al degrado e sicurezza. La ricetta è completa? 
«Assolutamente no. La felicità dipende anche dal miglioramento della qualità della vita. E qui arriviamo al tema dei collegamenti con Milano. Complicato, ma non impossibile, perché c’è un gruppo di investitori pronti a rendere realtà quello che un sogno mio, ma anche di tanti varesini. Penso a un treno espresso regionale come quelli che collegano la periferia di Parigi con il centro città. I binari ci sono già, potrebbero essere quelli delle Nord. Realizzare questo progetto vorrebbe dire portare ricadute economiche di sviluppo sul territorio, ma anche “liberare” il tempo che i varesini passano in auto fermi in coda. Insomma per migliorare l’ingresso e l’uscita dalla città non ci si può fermare alla riqualificazione di largo Flaiano».