Coronavirus, terapie intensive al collasso in Lombardia. Gallera: «State in casa»

MILANO – In Lombardia si rischia «una disastrosa calamità sanitaria» secondo il coordinamento delle terapie intensive della Lombardia, che ha lanciato un fortissimo «grido d’allarme», come lo definisce l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera. Con 50 ricoveri nelle rianimazioni in più da ieri, sono già 359 i contagiati dal coronavirus che si trovano in terapia intensiva. Ecco perché Regione rilancia con forza l’appello a «stare il più possibile a casa» per contenere la diffusione del contagio. In provincia di Varese, dove oggi c’è stato il primo decesso di un contagiato da coronavirus, i casi positivi sono saliti a 27, dai 23 di ieri.

Il bollettino quotidiano

I dati aggiornati ad oggi, sabato 7 marzo, dicono che i casi positivi sono saliti a 3.420 (un incremento elevato rispetto ai 2.612 di ieri, 6 marzo, ma dovuto all’arrivo in blocco di circa 300 tamponi positivi provenienti da Brescia che ieri non erano stati processati), mentre i deceduti a 154, dai 135 di ieri, «tutte persone anziane con un quadro clinico già compromesso – ricorda Gallera – l’87% ha più di 75 anni». Crescono anche le guarigioni: 524 i pazienti dimessi dagli ospedali e trasferiti al domicilio. Dei contagiati, 722 sono in isolamento domiciliare «senza sintomi», 1661 sono ricoverati e ben 359 (50 in più) sono in terapia intensiva. È proprio quest’ultimo il dato più preoccupante in assoluto.

«Disastro» vicino nelle terapie intensive

Lo afferma anche il Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia in un documento-appello inviato oggi al presidente Attilio Fontana, per portare all’attenzione del governo e del commissario per l’emergenza coronavirus Angelo Borrelli una situazione «grave, che mette in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di COVID, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al sistema sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura». Le strutture sanitarie, rimarcano gli intensivisti, sono «sottoposte ad una pressione superiore ad ogni possibilità di adeguata risposta. Nonostante l’enorme impegno di tutto il personale sanitario e il dispiegamento di tutti gli strumenti disponibili una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibile». Per il Coordinamento servono «drastiche misure finalizzate a ridurre i contatti sociali e utili al contenimento dell’epidemia», per evitare di dover «affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria».

L’appello di Gallera

«Bisogna stare il più possibile a casa» l’invito che risuona ormai in modo sempre più forte, anche con le campagne social, da parte di Palazzo Lombardia. «Serve che ognuno di noi adotti misure importanti – le parole dell’assessore alla salute di Regione Lombardia di fronte al diffondersi del contagio – arrivando qui vedevo persone che camminavano spensierate per la strada: non è ancora passato il messaggio che la gioia non va persa, ma dovremmo provarla tra le mura di casa o in una camminata solitaria». Un appello rivolto ai cittadini ma anche al governo: «Chiediamo misure che portino a far capire a tutta la popolazione che c’è la necessità di rallentare la nostra vita sociale per poter contrastare la diffusione del virus».

Regione e sindaci uniti

Oggi, 7 marzo, c’è stato anche il vertice tra il governatore Attilio Fontana e i sindaci dei 12 Comuni capoluogo di provincia, che hanno raccomandato al presidente di farsi portavoce presso il governo per «ottenere risposte in tempi rapidissimi, visto che domani sera scade la validità del Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri che contiene le attuali restrizioni previste in Lombardia e nella zona rossa». Grande unità d’intenti: condivisa la necessità di «mettere in campo misure stringenti e rigorose in base alle quali si possano chiedere sacrifici alle comunità».

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