Pro Patria, capitan Colombo fa da… Corriere: “Serie C come crisi: la vera faccia del calcio”

BUSTO ARSIZIO – Parola di capitani. Busto Arsizio si conferma al centro dello sport, anche in tempi quarantena. Se è di ieri la notizia del rinnovo contrattuale della farfalla Alessia Gennari con la Uyba, oggi i riflettori della ribalta si accendono in casa Pro Patria: l’edizione milanese del Corriere della Sera ha infatti riservato un articolo in prima pagina al calciatore tigrotto Riccardo Colombo, dal titolo “Io capitano in cassa integrazione“.

Cassa integrazione

Come già riportato sarcasticamente su queste colonne (un finale alla Fantozzi: il campionato verso il sorteggione) la serie C vive davvero un momento di crisi e di precarietà, confermato dalla richiesta, da parte della LegaPro, di ricorrere alla cassa integrazione in deroga, per gli stipendi al di sotto dei 50mila euro. Rappresentando uno dei giocatori più rappresentativi della categoria, capitan Riccardo Colombo – in serie A con le maglie di Torino e Udinese, oltre ad una lunga carriera in B – si è prestato a raccontare in prima persona il difficile momento in cui vivono tanti dei suoi compagni.

Le cifre

Fin qui qui tutto comprensibile e condivisibile. Qualche polemica in più, soprattutto in relazione a tante altre categorie di lavoratori per così dire meno fortunate, ha invece suscitato la parte sullo stipendio di Colombo, i cui 2700 al mese (a 37 anni), messi a rischio dal coronavirus, lo inducono “a sperare nella cassa integrazione“. Ben conoscendo Riccardo, dentro e fuori dal campo (un ragazzo umile, molto attivo anche nel sociale tanto da aver contribuito con la Protezione Civile del proprie paese alla distribuzione delle mascherine), siamo sicuri di aver compreso il significato del suo messaggio, aldilà delle solite speculazioni di sorta.
Il tigrotto di Bergoro, in qualità di rappresentante dell’AIC della Pro Patria, ha voluto metterci la faccia, non certo per “piangere” sulla sua situazione, ma per farsi portavoce delle difficoltà di tantissimi giocatori della serie C d’oggi, dal passato meno celebre e remunerativo del suo. Giocatori con contratti al minimo salariale (si va dai 10.665 euro lordi dell’addestramento tecnico ai 20.263 lordi fino al 23esimo anno di età), spesso lontani da casa, con affitti da pagare, mogli e figli da mantenere, e soprattutto con un futuro (al termine della carriera) tutto da inventare, senza magari neanche una laurea da far curriculum. Insomma scordiamoci il calcio di serie A coi suoi contratti milionari: la serie C è tutta un’altra storia.

Colombo Corriere Colombo – MALPENSA 24