Italexit, primo incontro a Varese per Gianluigi Paragone. «No all’Europa»

VARESE – Primo incontro varesino per il senatore Gianluigi Paragone con il neo costituito gruppo cittadino di Italexit. Un’occasione di incontro con i militanti e sostenitori locali, che hanno fatto il loro esordio a Varese un mese fa con il primo gazebo contro il green pass. Iniziativa a cui ne seguirà un’altra il prossimo sabato sul rincaro dei costi dell’energia e dei carburanti.

No all’Europa

Il senatore varesino, fondatore di Italexit, ha iniziato con l’illustrare qual è il significato del simbolo del partito e cosa è specificato nel primo articolo dello stesso: «un no irrevocabile, deciso a questa Europa ed alla sua moneta, un no che significa chiaramente un programma di uscita da queste due realtà in cui la maggioranza degli italiani non si riconosce più in alcun modo». Quindi una riflessione sulla figura del presidente del consiglio Mario Draghi. «Il presidente del “governo dei migliori” sa di non potersi presentare col cappello in mano in questa Europa governata dalla finanza perché consapevole di essere un fedele servitore di questa realtà che ci sta portando al disastro nonostante tutti i miliardi del tanto esaltato Recovery Fund, miliardi di cui, fra l’altro, non si è ancora visto un solo euro».

Il Recovery Fund

Le riflessioni di Paragone si sono concentrate poi proprio sul Recovery Fund e sui suoi obiettivi principali, dal sostegno alle energie pulite alla digitalizzazione. «Due linee fondamentali di intervento che risulteranno devastanti per l’Italia. Con l’impegno assurdo e irresponsabile di arrivare alla totale eliminazione delle emissioni di anidride carbonica entro un ventennio si porterà alla scomparsa di comparti industriali di eccellenza per l’Italia, come l’automotive. Per quanto riguarda la digitalizzazione, di cui la prima avvisaglia si è avuta col green pass sanitario, si procederà ad una ulteriore limitazione delle libertà arrivando anche quella del reddito per cui ad esempio il mancato pagamento di una multa o di una imposta porterà al blocco del conto corrente».

Agricoltura e Ucraina

«Per non parlare poi della vera e propria demolizione della nostra agricoltura con le demenziali quote latte che ci hanno fatto chiudere centinaia di allevamenti e letteralmente inondare dal latte tedesco, con la riduzione impostaci delle superfici coltivate a grano e i vari “nutriscore”, la coltivazione degli insetti come cibo del futuro, con la contemporanea messa al bando dei nostri vini, salumi e formaggi perché dannosi alla salute». Da ultimo, riferendosi al conflitto russo ucraino, il senatore Paragone si è dissociato dalle iniziative del Governo. «Con l’appoggio incondizionato e l’invio di armi all’Ucraina si è bruciato anche quei margini di conciliazione che erano patrimonio della nostra politica; margini ridotti, visto che abbiamo perso totalmente la nostra libertà decisionale a livello internazionale, ma che si erano dimostrati utili in altre occasioni».