Commissione Paesaggio: l’ex presidente degli Architetti “smentisce” l’Ordine

L’ex presidente dell’Ordine degli Architetti Luara Gianetti

VARESE – Una querelle, quella sulla Commissione Paesaggio, che non si spegne. Anzi, registra una nuova puntata a sorpresa con la lettera di Laura Gianetti, ex presidente degli Architetti della provincia di Varese. Un contributo dai toni morbidi, in cui più volte si “spinge” sull’essere professionisti, sulla condotta etica dei colleghi, sulla fiducia. E che, di fatto, smentisce, sia l’Ordine sia il Consiglio di disciplina. Oltre a ribadire l’autonomia del Comune nello stabilire i criteri regolativi per la nomina dei professionisti. «E – scrive Gianetti – Vivere il retropensiero che colleghi architetti, di grande esperienza e con adeguati curricula possano non essere in grado di giudicare con adeguato distacco dalle dinamiche professionali, progetti di colleghi a loro vicini o di componenti della commissione stessa è riduttivo della categoria».

La lettera 

Le Commissioni per il Paesaggio sono organi tecnico – consultivi del Comune, lavorano mettendo in campo una comprovata esperienza multidisciplinare dei componenti, esperienza che viene valutata nei curricula dagli uffici preposti. Pensiamo fortemente che la presenza all’interno di una Commissione di professionisti esperti e qualificati possa essere garanzia per le valutazioni espresse sulla coerenza degli interventi in progetto con i principi, le norme e i vincoli degli strumenti paesaggistici vigenti. 

La Commissione esprime dunque giudizi e valutazioni complesse ai fini di una tutela complessiva del territorio e con un senso profondo di rispetto ed amore per la materia, esprimendosi con forte senso etico e professionale.

Nessun imbarazzo siamo professionisti

Nessun componente di una Commissione deve trovarsi in imbarazzo nel redigere un giudizio, questo penso sia una sottovalutazione dell’integrità dei componenti delle tante Commissioni che con abnegazione portano la loro esperienza disinteressata alla costruzione di una idea virtuosa delle nostre città e del paesaggio.

Vivere il retropensiero che colleghi architetti, di grande esperienza e con adeguati curricula possano non essere in grado di giudicare con adeguato distacco dalle dinamiche professionali, progetti di colleghi a loro vicini o di componenti della commissione stessa è riduttivo della categoria. 

Leggere che i Commissari, se avessero la possibilità di presentare anche i propri progetti potrebbero esercitare questa attività per interesse provoca un certo stupore.

Stupisce perché il Comune, nella selezione dei candidati, sceglie in autonomia e stupisce anche il fatto che proprio l’Ordine degli Architetti spesso fornisce ai Comuni una terna di nominativi dei propri iscritti per la selezione. E’ quindi importante riportare l’attenzione al portato di integrità personale e all’etica professionale che contraddistingue i componenti delle tante Commissioni.

La normativa non esclude che all’interno della Commissione possano venire valutati progetti redatti da componenti della Commissione stessa. Capita in tutte le Commissioni delle maggiori città della provincia; è sufficiente che i componenti, con eventuali conflitti di interesse, abbandonino la seduta per il tempo richiesto dalla valutazione.

Il corretto inserimento nel contesto di un buon progetto è normalmente subito evidente e l’eventualità che un buon progetto venga respinto è altamente improbabile al di là del presentatore del progetto, identità normalmente schermata dalla recente introduzione della presentazione digitale degli elaborati. 

Al fine di preservare l’autonomia degli organi, è importante lasciare che l’amministrazione comunale esprima in base alle proprie scelte politiche la valutazione di decidere se inserire la norma restrittiva che obblighi i componenti dall’astenersi dalla presentazione di progetti nel Comune dove presta la propria professionalità nelle varie commissioni o meno.

Siamo professionisti e siamo tecnici

Gli architetti in primis, ma credo ogni professionista che abbia la capacità di esprimere un giudizio essenzialmente tecnico, non avrà nessun problema ad assolvere al proprio ruolo. Nella mia vita professionale molte volte ho partecipato a Commissioni e raramente mi sono trovata nella condizione di vedere un buon progetto mortificato. Auspicherei che il lavoro delle Commissioni, teso alla valorizzazione del nostro paesaggio, non venisse valutato dalle lenti distorte di un pregiudizio.

Ricordiamo inoltre che il giudizio della Commissione è consultivo e può essere valutato dal giudizio del Dirigente responsabile del procedimento, il quale potrebbe avvalersi di altri professionisti esterni alla Commissione, nel caso di situazioni controverse, che diano pareri ulteriori a sostegno della sua scelta finale.