Artico, nuova frontiera

CON LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI INIZIA LA CORSA AGLI IMMENSI GIACIMENTI DI MATERIE PRIME

di Alessandro Belviso

Secondo la quasi totalità degli esperti, i cambiamenti climatici causati dall’uomo porteranno a sfide complesse, in tutto il mondo. Ma riservano, ironia della sorte, anche opportunità. Come nel caso della spedizione in Groenlandia finanziata dai più ricchi magnati (Jeff Bezos, Bill Gates e Micheal  Bloomberg), alla ricerca di terre rare e metalli preziosi, necessari per accelerare quella “transizione green” di cui tanto si parla, soprattutto per le batterie elettriche. “Stiamo cercando un deposito che sarà il primo o il secondo giacimento di nichel e cobalto più significativo al mondo” ha dichiarato Kurt House, CEO della “Kobold Metals”, finanziata dal pool di miliardari.

Le condizioni pessime in cui versano i ghiacciai della zona spingono scienziati autorevoli della Nasa come Nathan Kurtz a dire che essi scompariranno nel giro di 20 o 30 anni, permettendo il passaggio delle navi e lo sfruttamento delle immense risorse dell’estremo Nord, ma d’altra parte provocheranno l’innalzamento dei mari e la distruzione di prezios ecosistemi. Lo scioglimento dell’Artico porterebbe inoltre alla potenziale liberazione di un’immensa quantità di carbonio intrappolato nel ghiaccio e alla morte di diverse specie di pesci. Cambiamenti così profondi sconvolgerebbero quindi il sistema delle acque globale.

Non solo ai privati, ma anche ai singoli stati fanno gola le potenzialità di queste terre. Essendo nella quasi totalità disabitate e con confini piuttosto indefiniti, controllare queste aree permetterebbe lo sfruttamento massiccio delle risorse presenti. Ricerche ed approfondimenti degli ultimi tempi parlano di enormi riserve di energia fossile e soprattutto minerali. Sono 6 gli stati che si affacciano sull’Artico: Stati Uniti, Russia, Norvegia, Islanda, Groenlandia e Canada. Essi fanno parte del Consiglio dell’Artico (nato nel 1991), con funzioni cooperative a scopo scientifico. Presenti anche sette membri osservatori permanenti (tra cui Cina, India e anche l’Italia), più altri 6 osservatori esterni. La presidenza è affidata alla Russia fino al 2023 ma dal 3 marzo scorso gli altri 5 partecipanti si sono autosospesi per protesta contro la guerra in Ucraina. Il governo di Putin ha investito molto nella difesa del territorio, militarizzandolo con moderni sistemi missilistici. Anche perché il 90% del gas e il 60% del petrolio i russi lo estraggono nell’Artico. Anche la Cina è interessata all’apertura della nuova rotta navale artica per agevolare gli scambi commerciali. La rinnovata alleanza tra Putin e Xi Jinping è da intendersi anche in questo senso. Il 12 aprile scorso il presidente russo ha chiesto di salvare almeno il ruolo del Consiglio nel processo di rottura tra la NATO e la Russia. E gli Stati Uniti hanno intenzione di indebolire la Russia anche in questo scenario. La battaglia per l’artico è appena cominciata.