di Gian Franco Bottini
Intorno alla questione camici, che coinvolge il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, si sta scatenando un bailamme mediatico con pochi precedenti che, per certi versi, lascia allibiti e, per altri, sinceramente disgustati.
Non crediamo che ci sia un attacco alla Regione Lombardia, come spesso viene ventilato; che ci sia un attacco mirato alla parte politica rappresentata dal Presidente, invece, non ci sentiamo di escluderlo.
Non ci vogliamo però occupare di questo aspetto, che sinceramente non ci riguarda, e nemmeno delle eventuali responsabilità per le quali, sempre se appurate, ognuno risponderà in proprio; vogliamo parlare invece dell’aspetto mediatico che, in generale, si è così talmente imbarbarito da diventare la sede di giudizio parallela a quella istituzionalmente a ciò delegata e che emette le sue discordanti sentenze quasi ancor prima che le necessarie indagini siano iniziate.
Non parliamo naturalmente solo del caso specifico, ma è oramai visibile a tutti che ,nel mondo dei canali televisivi e della rete, una notizia nel giro di 12 ore si può trasformare in un conclamato delitto, sull’altare della concorrenziale rincorsa a chi aggiunge i più maliziosi risvolti.
Per ritornare al caso in questione, se avete notato, l’interesse su quanto concretamente avvenuto, in quale drammatico contesto e con quali difficoltà del momento, ha presto lasciato il posto alla più succulenta notizia che il Presidente personalmente aveva , anzi ci auguriamo per lui che ancora lo abbia , un deposito di rilevante entità in “Svizzera”; un deposito di provenienza ereditaria, riconosciuto come “scudato” , quindi perfettamente legittimo e noto.
L’argomento ha fatto per giorni i titoli di giornali e TG, le cifre puntualmente e probabilmente con correttezza riportate da un organo nazionale sono state regolarmente diffuse, creando, già per la loro entità, un alone di colpevolezza in una opinione pubblica provata dalle difficoltà del momento.
Seppur dichiarato inattivo da decenni, le ondulazioni di entità del fondo stesso sono state diffuse quasi fossero evidenti segnali di una attiva area di imbrogli, quando, leggendole in completa buona fede, si può persino affermare trattarsi di un fondo mal amministrato, con scarsa redditività, che ha subito tutti i danni della crisi del 2010-11 e le generalizzate riprese degli anni successivi. Sull’argomento però, nei bar, i sorrisetti ancora si sprecano!
Non stiamo difendendo nulla e nessuno, ma cerchiamo solamente di essere anche noi fra quelli che cercano di interpretare le notizie in buona fede!
Con questo tipo di comunicazione può passare facilmente il concetto che chi di suo è benestante, magari anche ricco, è meglio che non faccia politica se non vuole finire alla gogna, contrariamente a un grande liberale del passato che affermava, estremizzando, che la politica la “dovevano fare solo i ricchi non avendo questi bisogno di rubare.” Cosa per la verità spesso smentita dai fatti!
Lasciando da parte le citazioni più o meno colorite, vorremmo però che ci si rendesse conto di quale schiaffo alla libertà individuale danno quei canali informativi che si comportano in tale maliziosa maniera; gli stessi canali, probabilmente, che sono pronti a gridare alla negazione delle nostre libertà per una mascherina in più, una emergenza prolungata, uno stadio che non si apre, una pista da ballo chiusa!
E’ inutile negare che ci auguriamo che il Presidente della nostra Regione sappia convincerci della sua buona fede e della correttezza dei suoi comportamenti, tenendo conto anche del momento tragicamente emergenziale nel quale essi sono avvenuti; per quanto riguarda l’ ”uomo” Fontana non possiamo però negare la nostra stima per quella che è stata nel tempo la nostra conoscenza, così come non possiamo negare la nostra comprensione per quello che è questo atteggiamento mediatico che va quasi a criminalizzare delle situazioni che, fino a prova contraria , sono strettamente e lecitamente personali.
bottini fontana conto media – MALPENSA24