Siamo noi che andiamo a cercare il virus

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di Gian Franco Bottini

Angela, una signora molto avanti con gli anni ascoltava con attenzione le riflessioni di un’altra signora, molto più giovane di lei, che sconsolatamente dichiarava essere questo il periodo più brutto della sua pur non brevissima vita, a causa delle crescenti preoccupazioni che questo maledetto Covid ogni giorno di più le  procura.

Angela , appoggiata al suo bastone e con due  vivacissimi occhi parlanti dietro una  abbondante mascherina, lasciava intravedere un sorriso che precedeva una  sua dichiarazione :”Per me no! Ho vissuto a Milano l’ultima guerra e ci cadevano in testa le bombe, eppure cercavamo di resistere e proteggerci…è durata 4  anni! Mi creda , non c’era  modo di protestare né il tempo per deprimersi ”

Noi italiani siamo stati i primi ad  accettare le  misure drastiche anti Covid  e, pur con tutti i possibili errori commessi, abbiamo fatto bene; abbiamo gestito con un po’ di  leggerezza il periodo estivo e abbiamo fatto male; dopo la riapertura, anche delle scuole,  siamo comunque ancora in condizioni migliori di moltissimi altri Paesi  ma stiamo rapidamente peggiorando.

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Gian Franco Bottini

E’ inutile nascondercelo due sono gli spettri all’orizzonte: un nuovo lockdown  e un attacco frontale del virus in  alcune regioni del sud, dove il sistema sanitario è particolarmente debole (e  usiamo una espressione leggera!). Abbiamo ancora nel cuore la stretta di quelle bare di Bergamo e  molti di noi vivrebbero l’identico  affanno se la scena  si  dovesse ripetere  in qualche  città del Mezzogiorno!

Di fronte a questo scenario, ancora non terrorizzante ma sicuramente preoccupante, si cerca di contenere il problema : più mascherine, meno avvicinamenti, limitazione  delle occasioni di raggruppamento. Immediatamente è ricominciato il circo equestre dei  virologi, dei politicanti, dei negazionisti , dei giornalisti di parte, dei no vax e via discorrendo. Vogliamo proprio farci del male da soli, eppure il problema è semplice: questo  virus non ci viene a cercare, siamo noi che andiamo a cercare lui!

Non c’è Governo, Regione o autorità sanitarie  che possono risolvere il problema se noi, tutti insieme come abbiamo già dimostrato di saper fare, non ci mettiamo di buzzo buono a non “andare a cercare il virus”.

Le “nuove” disposizioni  del governo, che  sono nuove per modo di dire perché poco si discostano dalle disposizione del “buon senso” che dovrebbero essere da tempo nella testa di tutti noi, hanno scatenato immediatamente le solite zuffe televisive sul “politicamente corretto”, sull’”anticostituzionale” e via dicendo: come se al Covid di quelle questioni gliene fregasse un granchè. Una cosa davvero stucchevole, che ci ha riportato alla mente  i discorsi della signora Angela.

Da 75 anni il nostro Paese e l’Europa non sono coinvolti in  una  guerra; un cosi’ lungo periodo senza belligeranze, nella nostra storia moderna, è difficile da ricordare, e il merito è dei nostri antenati e forse anche un po’ nostro che questa pace l’abbiamo saputa difendere pur in mezzo alle nostre proverbiali difficoltà. Ora qualcuno dice che siamo in una guerra, un po’ particolare perché è contro un nemico invisibile ma la verità è che il virus non è un  mimetizzato vietcong che ti spara a tradimento e  tanto meno un nemico che ci fa cadere in testa le bombe come alla signora Angela; il virus è un nemico che ci spara solo se noi lo andiamo a cercare e provocare. Ergo: se guerra è, sicuramente è una guerra più facile di quella della signora Angela; una guerra  per la quale ognuno di noi può essere dotato delle armi necessarie per facilmente  combatterla e ha l’obbligo di usarle per difendere se stesso  e  gli altri,  se non vuole essere trattato da “disertore”.

Sorrideva la signora Angela mentre ascoltava i piagnistei della sua interlocutrice, probabilmente pensando ai disagi della “sua” guerra e c’è da arrabbiarsi quando ascoltiamo tanti sciocchi  bla bla da parte di soloni  che magari il giorno dopo  troviamo ricoverati e tremebondi.

Se questa è il tipo di  guerra che, per ricorrenza storica, oggi ci tocca combattere possiamo solo ritenerci fortunati perché , tutti assieme, siamo un esercito che ha i mezzi per vincerla,  semplicemente rinunciando ad andare a “provocare”  l’avversario per qualche aperitivo in più, o una  partita di calcio, o una festa paesana o una birretta di gruppo. Magari anche  senza piangerci addosso.

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